Sono stati giudicati colpevoli i fiancheggiatori della fuga di Francesco Perre e Saverio Trimboli. Perre, fu il feroce carceriere di Alessandra Sgarella e Trimboli, riconosciuto esponente di vertice della cosca ‘Trimboli- Marando’.  Entrambi, sono inseriti nell’ elenco dei latitanti pericolosi. La Corte d’ appello di Reggio Calabria ha condannato Giuseppe Perre classe’87 e Rocco Perre a due anni e sei mesi di carcere, colpevoli, per il pm di aver favorito la fuga dello zio. Assolti, invece, dall’ accusa di coltivazione di canapa indiana: per i giudici, sarebbe stata realizzata su un campo grande 10 mila metri quadrati. Confermate le condanne inflitte in primo grado a Giuseppe Perre, classe ’61 e Immacolata Grillo; condannati a due anni per aver favorito la latitanza di Saverio Trimboli. Sentenza confermata anche per Giuseppe Antonino Nucera, che avrebbe consentito a Perre e ai suoi familiari di nascondersi in un fabbricato ricadente in una sua proprietà. Gli arresti scattarono nel l’ ottobre del 2013 e  secondo l’ accusa Francesco Perreaveva contatti solo con i nipoti, gli unici, assieme al Nucera ad aiutare lo zio a fuggire, aiutandolo a nascondersi prima nell’ entroterra platiese e, in seguito aBova, luogo del suo arresto. Lo stesso giorno, in cui finì in manette, il 26 agosto del 2011, Francesco Perre prese con sé la vittima, Alessandra Sgarella. Le forze dell’ ordine hanno ritrovato il rifugio attrezzato di tutto il necessario per sopravvivere nei boschi, e la piantagione collegata ad un sistema idrico ricavato dal corso di un ruscello che serviva a tenere in vita le 2000 piante di canapa. Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, i nipoti del Perre si alternavano nella cura dello zio, in modo tale da ‘garantirgli un adeguato supporto morale e materiale’. A tradirli, sono stati i cellulari, rintracciati dagli inquirenti nella zona a confine con i terreni dei Nucera. (foto cn24)

Galluzzo Piera7908news