L’operazione, condotta dai finanzieri del Comando provinciale di Reggio Calabria e dello Scico e dai carabinieri del Ros, di Reggio e dello squadrone ‘cacciatori di calabria’ rappresenta una delle più importanti condotte in Calabria contro il fenomeno dell’usura.
Secondo Federico Cafiero De Raho “si è potuto accertare che il tasso imposto dall’organizzazione di usurai all’imprenditore che ha deciso poi di collaborare con la giustizia variasse tra il 43,5% e il 461%, cifre assolutamente insostenibili, per chi si era trovato in serie difficoltà finanziarie per mandare avanti l’impresa.
Secondo Gratteri “è il modo che le cosche della ‘ndrangheta utilizzano per riciclare i fiumi di denaro che arrivano dal traffico internazionale di cocaina, dalle indagini è emerso che venivano applicati tassi usurai che arrivavano anche al 500% annui”.
L’usura rappresenta per la ‘ndrangheta un affare enorme e lo dimostra la quantità delle cosche coinvolte nell’operazione, Ursino-Macrì, Jerinò di Gioiosa Jonica, Rumbo-Galea-Figliomeni di Siderno, Bruzzese di Grotteria e Mazzaferro di Marina di Gioiosa Ionica, tutti gruppi criminali. Nell’inchiesta sono indagate 52 persone e nell’ambito dell’operazione sono stati sequestrati beni mobili e immobili per un valore di 15,5 milioni di euro.
Tutti i presenti all’incontro con la stampa si sono dimostrati particolarmente soddisfatti perché, affermano, le cose stanno cambiando, le vittime denunciano e se lo facessero in tanti sarebbe davvero scacco matto.
Quel che più conta è riuscire a garantire un futuro sereno all’imprenditore che con la sua denuncia ha fatto scattare gli arresti. L’uomo titolare di una società nel settore tipografico attorno al quale era riuscito a creare un consistente giro d’affari, si trova adesso in una località protetta insieme ai suoi familiari. Per lui e quelli come lui la presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi ha invocato l’approvazione di una legge “attesa da tempo” sui testimoni di giustizia.
E’ il Tenete Colonnello Vinci a raccontare alcuni particolari emersi dalla denuncia dell’imprenditore che non potendo pagare gli interessi mensili fu costretto dagli usurai ad accettare fatture inesistenti emesse da persone e società vicine alla cosca, operazioni inesistenti e passive allo scopo di far trarre vantaggio nella denuncia dei redditi per coloro che le emettevano, abbattendo i costi. L’usurato era anche costretto ad acquistare automobili e altri beni accendendo finanziamenti dei quali doveva pagare le rate, senza vedere neppure l’ombra dell’autovettura così come i soldi del prestito.
Carlotta Tomaselli
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