Tra i motivi dell’assoluzione del Ruga, difeso dall’avv. Giuseppe Gervasi, anche l’incertezza del movente che «non risulta bene delineato – si legge – restando incerto e privo di specificità» rispetto all’ipotesi dell’accusa che lo fondava su questioni legate alla contrapposizione che ci sarebbe stata tra i due fratelli. Giuseppe Cosimo Ruga, lo ricordiamo, è stato invece riconosciuto responsabile del reato di associazione mafiosa, con un ruolo verticistico, e condannato a 24 anni di reclusione. Per i giudici di Locri, infatti, gli elementi emerse nel corso del processo e rappresentati in sede di discussione dal pm Giovanni Calamita della Dda reggina, «consentono di delineare il nucleo essenziale della condotta dell’imputato, rivelatrice dell’inserimento stabile di Giuseppe Cosimo Ruga nella ‘ndrangheta e la sua compenetrazione nel tessuto organizzativo del sodalizio, ma ancor di più la sua funzione direttiva all’interno della locale di Monasterace».

Il processo si concluse con le condanne anche di Filippo Amato alla pena di 6 mesi, Salvatore Antonio Cosimo Certomà a 2 anni e 4 mesi, Antonio Franco a 4 anni e 2 mesi, Maria Concetta Ruga a 3 anni e Giorgio Vertolo a 2 anni e 4 mesi. Gli imputati Vertolo e Franco, rispettivamente difesi dagli avvocati Alfredo Arcorace e Antonio Spadaro, sono stati assolti dall’accusa di far parte di un’associazione mafiosa in quanto: «il loro coinvolgimento in alcuni singoli reati fine – si legge in sentenza – non può tradursi per ciò solo nella loro intraneità all’organizzazione».

Sono stati assolti dai reati rispettivamente contestati: Vincenzo Emanuele, Natalia Kryhan, Salvatore Papaleo e Cosimo Sorgiovanni. Tra gli altri difensori sono intervenuti gli avvocati Marco Ruga, Vincenzo Cicino, Salvatore Rodinò e Marcello Manna.

La maxioperazione “Confine 2” fu eseguita dai carabinieri di Locri, coordinati dalla procura antimafia di Reggio Calabria. L’indagine costituisce lo sviluppo investigativo dell’operazione “Faida dei Boschi – Confine 1”, che ha sancito l’esistenza del fenomeno ‘ndranghetistico nel comprensorio di Monasterace e aree limitrofe.

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