La Corte d’assise d’appello di Reggio Calabria, presidente Daniele Cappuccio, ha confermato la pena dell’ergastolo inflitta in primo grado a Sebastiano Nirta, ritenuto uno degli autori della strage del 15 agosto del 2007, quando a Duisburg (Germania) furono assassinate sei persone originarie di San Luca, in Aspromonte. La strage ha rappresentato il culmine della faida andata avanti per anni tra i Nirta-Strangio ed i Pelle-Vottari.

Sebastiano Nirta era il cognato di Maria Strangio, la donna di 33 anni, madre di tre bambini e moglie del boss e capo dell’omonima cosca Giovanni Luca Nirta, uccisa a San Luca il giorno di Natale del 2006. Omicidio che, secondo la ricostruzione della Dda di Reggio Calabria, sarebbe stato la causa scatenante della strage di Duisburg. Quello di oggi è il secondo processo di appello a carico di Nirta.

Nel precedente giudizio di secondo grado l’uomo era stato assolto dopo la condanna di primo grado, ma i magistrati reggini hanno fatto ricorso e la Cassazione ha annullato e disposto un nuovo processo d’appello. La condanna è scaturita dopo ulteriori attività di indagine disposte dalla procura generale di Reggio Calabria.

Il procuratore generale Bernardo Petralia e l’avvocato generale dello Stato Fulvio Rizzo hanno lavorato su alcuni indizi non emersi durante il precedente dibattimento, coordinando l’attività di polizia e carabinieri italiani in raccordo con il Bundeskriminalamt, la polizia criminale tedesca. In particolare, la procura generale ha utilizzato nuove fonti di prova, come l’analisi delle impronte rilevate sul tappo della benzina della Clio Renault utilizzata da Giovanni Strangio e Sebastiano Nirta, usata per allontanarsi dal luogo dell’agguato.

La Corte d’Assise d’appello ha inoltre condannato Sebastiano Nirta alla rifusione delle spese processuali in favore dei familiari delle sei vittime, Francesco e Massimo Pergola, Tommaso Venturi, Francesco Giorgi, Marco Marmo e Sebastiano Strangio, tutti ritenuti membri della cosca Pelle-Vottari, avversari della cosca ‘Nirta-Strangio’. Anche la Provincia di Reggio Calabria, costituitasi parte civile, dovrà essere risarcita dal condannato.

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