Nella mattinata di oggi, a Catanzaro e nelle province di Monza Brianza e Arezzo, i Carabinieri hanno arrestato ventidue persone, di cui dodici quelle finite in carcere e dieci ai domiciliari col braccialetto elettronico.

La Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo calabrese contesta agli indagati e a vario titolo le ipotesi di associazione di tipo ‘ndranghetistico, associazione per delinquere, diversi reati contro la persona e il patrimonio, anche aggravati dalle finalità e della modalità mafiose.

Sono stati i carabinieri del Comando Provinciale di Catanzaro ad eseguire il provvedimento cautelare emesso dal Gip presso il Tribunale locale, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, che ha coordinato le indagini.

Ulteriori dettagli verranno resi noti nel corso di una conferenza che si svolgerà alle 10:30 nei locali della Procura della Repubblica di Catanzaro.

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La cosca di ‘ndrangheta cosiddetta dei “Gaglianesi”, dopo essere stata oggetto in passato di numerose inchieste che ne aveva provocato di fatto un forte ridimensionamento, aveva ripreso vigore negli ultimi anni. É quanto é emerso dall’operazione condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Catanzaro che ha portato all’arresto di 22 persone, 12 delle quali finite in carcere e dieci ai domiciliari.
“Con l’operazione odierna – ha detto, incontrando i giornalisti, il Procuratore della Repubblica di Catanzaro, Salvatore Curcio – è stata fatta luce su un’associazione criminale, detta ‘dei Gaglianesi’, già scompaginata in passato ma che negli ultimi si era riproposta con forza. Una situazione sulla quale, grazie agli arresti odierni, si é abbattuta l’azione repressiva dello Stato. Ma questo non basta perché per debellare certi fenomeni criminali é indispensabile il contributo della società civile”.
Il procuratore vicario, Vincenzo Capomolla, ha parlato di una presenza “di carattere predatorio da parte della cosca dei Gaglianesi, che era riuscita ad imporre un clima di soggezione”, mentre il Procuratore aggiunto, Giancarlo Novelli ha affermato che il gruppo criminale al centro dell’operazione “si sarebbe avvalsa anche dell’accondiscendenza e della disponibilità di persone perbene”.
Secondo il comandante provinciale di Catanzaro dei carabinieri, colonnello Giuseppe Mazzullo, “l’inchiesta che ha portato agli arresti ha consentito di ricostruire un decennio di storia criminale al centro della quale c’era un clan nato negli anni ’80 e che è sempre stato legato alle cosche di Cutro e Isola Capo Rizzuto”. Un gruppo criminale, composto da “esponenti storici della cosca e da nuove leve, accomunati dall’adozione di metodi violenti nei confronti delle persone vessate, costrette a pagare tangenti o a rivolgersi a ditte compiacenti per le forniture alle loro imprese “.
Il comandante del Reparto operativo, tenente colonnello Giovanni Burgio, ha fatto riferimento all’apporto logistico fornito dai Gaglianesi in occasione della rapina nel 2016 ai danni del “caveu” della società “Sicurtransport”, fornendo le auto utilizzate per mettere a segno il “colpo”. Nell’inchiesta sono indagate, complessivamente, 34 persone tra le quali figura un poliziotto, all’epoca dei fatti in servizio nell’ufficio intercettazioni della Procura di Catanzaro.

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