“Lo Stato, dopo che è intervenuto, non può abbandonare gli amministratore degli enti, l’impresa e gli amministratori giudiziari del bene sequestrato al loro destino. Ci deve essere un programma di interventi che favoriscano la ripresa economica e sociale del territorio altrimenti si ritornerà sempre a bussare alla porta del mafioso ed è questo il motivo per cui non viene debellata la ‘ndrangheta nonostante l’elevatissimo livello del contrasto e della repressione”. Lo ha detto, ai microfoni di Radio 1-Radio Anch’io- il sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria Antonio De Bernardo da anni impegnato in delicate indagini riguardanti la zona ionica reggina, ma anche Paesi esteri come Svizzera, Canada, Germania, Olanda e Australia. In merito alle azioni che lo Stato deve mettere in campo subito dopo l’intervento repressivo, il pm ha detto che “veniamo da un decennio, dal punto di vista della repressione molto importante; ci sono stati successi non solo per il numero degli arresti, ma proprio per la maggiore conoscenza che oggi abbiamo, rispetto a 10 anni fa del fenomeno ‘ndranghetistico. Però la ‘ndrangheta è ancora fortissima. Il problema è che questa organizzazione come sua caratteristica principale ha il consenso di una gran parte, no ovviamente di tutta, della popolazione del territorio su cui insiste. Un aspetto da evidenziare sono gli scioglimenti dei Comuni che a volte si ripetono per due, tre volte nello stesso ente. Oppure, nel medio termine, non solo si indagano e si arrestano le stesse famiglie, ma gli stessi soggetti che anche durante la detenzione, e subito dopo, continuano a svolgere il ruolo mafioso e vengono nuovamente arrestati. Questo vuol dire che l’organizzazione continua la sua attività nonostante la repressione che evidentemente non basta. Io sono sul territorio e vedo cosa succede quando affermiamo la legalità con un sequestro di un’azienda o con lo scioglimento di un Comune, e la reazione sul territorio non è sempre positiva. Proprio su questo – ha detto De Bernardo – ci dobbiamo interrogare perché quando un’azienda viene sequestrata, proprio perché si agisce secondo legge mentre prima avevano un mercato perché mafiose, vanno in decozione. Noi rischiamo, proprio nel momento in cui affermiamo la legalità, di vincere sì la battaglia ma di perdere la guerra sul fronte del consenso”. “Bisogna quindi – ha concluso De Bernardo – fare avvertire alla popolazione che, nel momento in cui interviene lo Stato, le condizioni migliorano”.

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