(di Luca Laviola e Chiara Acampora)  Il pentito della ‘ndrangheta romana Gianni Cretarola infligge un altro colpo all’organizzazione criminale. Anche dalle rivelazioni del giovane, componente del commando che uccise il boss Vincenzo Femia a Roma nel gennaio 2013, si è sviluppata un’indagine della squadra mobile che stamani ha portato in carcere diversi esponenti della famiglia Crea. Un clan mafioso originario di Stilo, in provincia di Reggio Calabria, che ha creato articolazioni nella Capitale, con il controllo di attività commerciali e lo spaccio di droga nella borgata di Primavalle. Una realtà che si aggiunge ai numerosi locali di prestigio sequestrati in centro negli ultimi anni ad altre famiglie. Tra i sette arrestati di oggi anche un agente della stessa squadra mobile, accusato di aver acquisito per conto della cosca informazioni riservate sulle indagini. Cretarola, trentenne ex istruttore di palestra – che attirò Femia sul luogo del delitto alla periferia di Roma, fu arrestato mesi dopo e divenne collaboratore di giustizia – ha ricostruito la rete dei Crea e i legami con altre organizzazioni. La ‘ndrina si era inserita – secondo gli investigatori – nel tessuto economico e sociale, imponendo la sua presenza a Primavalle. Enrico Rocco Crea, arrestato oggi, nel corso dei colloqui in carcere dava gli ordini per gli affiliati.
Gli arrestati sono accusati a vario titolo di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione abusiva di armi ed accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico, aggravati dall’aver agevolato la ‘ndrangheta. L’ultimo reato a carico di un poliziotto della squadra mobile, che si sarebbe introdotto nel sistema interforze Sdi per raccogliere informazioni sulle indagini, “con abuso dei poteri ed in violazione ai doveri inerenti il servizio”, scrive il Gip.
L’indagine sul clan Crea è stata coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Roma e compiuta dagli investigatori guidati da Renato Cortese. La squadra mobile aveva già risolto il caso Femia, l’omicidio del boss ultrasessantenne trapiantato da 30 anni nella Capitale, vittima il 24 gennaio 2013 a Castel di Leva dei ‘giovani leoni’ ndranghetisti in guerra per il traffico di droga. Le rivelazioni di Cretarola hanno portato un anno fa all’arresto di Massimiliano Sestito e Francesco Pizzata, i killer materiali, e Antonio Pizzata, l’autista del gruppo. Il pentito ha svelato anche il codice di iniziazione e i rituali di affiliazione.8100news