Sarebbe atteso per la prossima settimana l’incidente probatorio irripetibile chiesto dalla Procura di Crotone al gip per formalizzare ed acquisire le testimonianze dei sopravvissuti al naufragio avvenuto lo scorso 26 febbraio poco a largo di Steccato di Cutro 

Sopravvissuti che, come da prassi in questi casi, sono attualmente tutti indagati per reati connessi all’immigrazione clandestina.

Intanto non è ancora stata fissata la data per la prima udienza, in quanto è necessario notificare tutte le parti in causa, e dunque anche i familiari delle vittime, che potrebbero costituirsi parte civile.

Alcuni dei superstiti sono stati già ascoltati dalle forze dell’ordine, ed avrebbero fornito informazioni sugli scafisti.

I FAMILIARI CHIEDONO GIUSTIZIA

Nel mentre un pool di avvocati ha deciso di sostenere i familiari delle vittime, che “sono disperati” e “chiedono giustizia”, come hanno precisato questa mattina i legali crotonese Luigi Ligotti, Francesco Verri, Vincenzo Cardone e Mitja Gialuz.

“Non si può morire a cento metri dalla costa, quando si è già quasi arrivati a destinazione. Noi, con e nostre indagini difensive, vogliamo capire se ci sono state delle responsabilità da parte dei soccorritori. Perché non sono intervenuti, dove è stato il cortocircuito istituzionale” hanno affermato sempre gli avvocati.

Al momento, infatti, la Procura di Crotone ha aperto due filoni di indagine: uno riguarda direttamente il naufragio, e vede indagati i quattro presunti scafisti (di cui uno ancora irreperibile),  l’altro invece riguarda la macchina dei soccorsi, ed il mancato intervento.

“CONFIDIAMO NEL LAVORO DEL PROCURATORE”

“Vogliamo capire se c’è stata distrazione per mancanza di comunicazione, tutto potrà essere chiarito, per noi esistono zone d’ombra che vogliamo venissero dissipate. Questa storia va ricostruita in tutti i suoi passaggi, essendo un unicum” ha dichiarato in tal senso l’avvocato Ligotti.

“Un barcone avvitato a 40 miglia che si schianta su una secca è assurdo, noi vogliamo chiarezza. Confidiamo nel lavoro del Procuratore Capoccia, magistrato di grande esperienza e del sostituto Festa. Per avere elementi a disposizione e vedere se ci sono state responsabilità” ha proseguito il legale aggiungendo che “Se tutto, insomma, è andato secondo norna, noi abbiamo delle perplessità che sia andato secondo norma. ci sembra incredibile quello è successo. Poi spetta anche alla magistratura riuscire a ricostruire quanto successo attraverso la documentazione che viene acquisita”.

DA ROMA UN ALTRO FASCICOLO

È inoltre notizia di questa mattina che anche la Procura di Roma ha aperto un fascicolo sull’accaduto: un atto dovuto – viene specificato – a seguito dell’esposto presentato da diversi parlamentari d’opposizione, tra cui Ilaria Cucchi, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni.

Nell’esposto si legge che “una piccola barca sovraccarica soprattutto in un mare che ha costretto due navi militari a tornare indietro, non può che essere in pericolo. L’evento doveva dunque essere classificato immediatamente come caso Sar”.

“Riteniamo che sia necessario approfondire se vi siano state disposizioni ministeriali che abbiano impedito l’uscita in mare della Guardia Costiera” ganno puntualizzato i parlamentari, assisti dall’avvocato Fabio Anselmo.

“Non si può escludere che esista anche una responsabilità superiore considerato che la Guardia Costiera dipende dal ministero dei trasporti mentre il ministero degli interni è diventato supercoordinatore di sbarchi e soccorsi dei migranti”, hanno aggiunto.

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