ANAGNI (Frosinone) – Giornalista pubblicista iscritto all’Ordine della Calabria dal 5 settembre 1992, mons. Santo Marcianò viene oggi considerato uno dei vescovi più amati e influenti della Conferenza Episcopale Italiana.
Dopo essere stato anche Ordinario Militare d’Italia, l’arcivescovo giornalista è stato direttore responsabile della rivista “Euntes Ergo” e del mensile “Con Gesù nella notte”, ma è anche autore di libri che “lasciano il segno” e di numerosi saggi e articoli di carattere liturgico-pastorale e vocazionale.
Domenica 7 settembre, alle ore 17, don Santo – come tutti i suoi vecchi amici di sempre ancora lo chiamano – si è insediato ufficialmente come nuovo arcivescovo di Frosinone – Veroli – Ferentino. Poi la domenica successiva il suo ingresso ufficiale a Ferentino e domenica 21 settembre la sua prima concelebrazione liturgica nella cattedrale di Anagni di cui lui è anche vescovo titolare.
Tre manifestazioni solenni, per lui un vero e proprio bagno di folla, tre giornate indimenticabili per le città di Frosinone, Ferentino e Anagni, che hanno visto presenti i massimi vertici delle Forze Armate italiane, centinaia di sindaci e, in rappresentanza del Governo, il ministro della Difesa, Guido Crosetto, a Frosinone e il ministro degli Esteri, Antonio Tajiani, a Ferentino, che fra l’altro è anche paese di origine del ministro.
Don Santo oggi si schermisce, parla di «tanti amici veri che sono venuti a questa mia doppia festa», in testa ci sono il presidente del Gruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, il sottosegretario agli esteri Maria Tripodi e il senatore Lucio Malan di Fratelli d’Italia. Un incarico, per lui dunque, di grande responsabilità e di grande peso sociale per via di una diocesi di vaste dimensioni alle porte di Roma.
Al sindaco di Frosinone, Riccardo Mastrangeli, e alla città, mons. Marcianò ripete il suo grazie: «Grazie, perché entrando in questa città, sento con commozione l’eco di una tale bellezza e umanità! Eppure, a volte le città diventano disumane e disumanizzanti; sono afflitte da difficoltà e drammi che non possiamo negare o dimenticare, neppure in un momento gioioso come questo. Tanti sono i problemi sociali, economici, ambientali, legali, della nostra terra; mentre essa mi accoglie, io li accolgo nel profondo del cuore, assieme alla sua splendida storia, all’arte, all’identità, certo che collaboreremo in sintonia crescente per affrontarli: a servizio di ogni persona, della sua vita e della sua dignità; a servizio del bene comune, della giustizia, della pace. E sarà dono e impegno, per me, proseguire nel rapporto fecondo con le Istituzioni e i singoli cittadini».
Mons. Marcianò succede al vescovo Ambrogio Spreafico che lo scorso 26 marzo, avendo compiuto settantacinque anni, ha presentato le dimissioni come previsto dal Diritto Canonico.
Iconica l’immagine dell’ingresso di mons. Marcianò a Ferentino. Il vescovo ha attraversato il centro cittadino in sella a una mula bianca nel rispetto di una tradizione secolare che qui non è mai morta. È del tutto inusuale vedere oggi un vescovo che sale a cavallo di una mula e accetta di vivere il suo giorno di trionfo, perché tale è stata la visita di don Santo a Ferentino, a bordo di una mula. Ma quando si trattò di organizzare la giornata della sua accoglienza nella città di Ferentino e la gente del luogo gli propose di rinnovare “per tutti noi” la tradizione del rito della mula bianca, don Santo non ebbe un solo attimo di titubanza. Accettò immediatamente, perché aveva capito quello che la gente del luogo voleva da lui. Voleva un vescovo che per un giorno montasse la mula bianca, che per loro è ancora oggi simbolo di salvezza e di un miracolo strettamente legato alla storia di queste terre.
Ma cosa c’è dietro la bellezza di questa foto, che esalta la semplicità e la modestia dei grandi Padri della Chiesa? «L’11 gennaio del 1132 – si racconta a Ferentino – in una fredda giornata d’inverno di avvenne un miracolo. Una mula con sul dorso l’urna contenente le sacre spoglie del Papa Sisto I, mentre percorreva la via Latina, in direzione di Alife, giunse ad un bivio dopo la città di Anagni e, invece di proseguire per Alife, cambiò improvvisamente direzione imboccando un sentiero impervio verso Alatri. Arrivata nell’antica Aletrium, la mula si diresse su per la collina, verso la Cattedrale di San Paolo dove si fermò inginocchiandosi: “Il Santo aveva scelto il suo popolo”.
Le spoglie del Santo furono accolte dal vescovo e dal clero come se fossero state inviate da Dio e quindi furono considerate la manifestazione di un miracolo. Collocate all’interno di un altare costruito in pochi giorni per custodirle, si dice che, appena giunte ad Alatri, l’aria malsana si purificò e tutti i cittadini infermi per via della peste che aveva devastato quelle terre riacquistarono la salute.
Da quel giorno gli alatresi suggellarono un vero patto di devozione e adorazione nei confronti del Santo Patrono».
Ferentino come Alatri, e don Santo questa volta erede moderno dell’immagine di Papa Sisto a bordo della mula bianca. Per la gente di Ferentino una giornata questa davvero indimenticabile.
Ma chi è il nuovo arcivescovo di Frosinone-Veroli-Ferentino e Anagni Alatri? Calabrese da cima a fondo, monsignor Santo Marcianò nasce a Reggio Calabria il 10 aprile 1960, si laurea in Economia e Commercio nel 1982 all’Università degli Studi di Messina e l’anno successivo inizia il cammino di formazione verso il sacerdozio al Pontificio Seminario Romano Maggiore. Nel 1987 consegue il Baccellierato in Teologia alla Pontificia Università Lateranense e viene ordinato presbitero il 9 aprile 1988 nella Cattedrale di Reggio Calabria. Nel 1990 consegue anche il Dottorato in Sacra Liturgia al Pontificio Ateneo Sant’Anselmo.
Una storia, la sua, partita da molto lontano. Dal 1988 al 1991 è parroco di “Santa Croce” in Santa Venere, a Reggio Calabria, e fino al 1996 vicario parrocchiale nella parrocchia “Santa Maria del Divin Soccorso” sempre a Reggio Calabria.
Dal 1991 al 1996 è Padre Spirituale nel Seminario Maggiore Pio XI e nel 1996 ne diventa Rettore. Nello stesso seminario di Reggio Calabria è per tanti anni docente di Liturgia e Teologia Sacramentaria.
Dal 2000 ricopre anche l’ufficio di Direttore del Centro Diocesano Vocazioni. Nell’Arcidiocesi di Reggio Calabria-Bova, mons. Marcianò è anche membro della Commissione Liturgica Pastorale, Presidente del Collegio dei Revisori dei Conti e membro del Collegio dei Consultori.
Nel 1997 viene nominato canonico del Capitolo Metropolitano e Vicario Episcopale per il Diaconato permanente e i Ministeri, nonché membro di diritto del Consiglio Presbiterale e del Consiglio Pastorale diocesano.
Mons. Santo Marcianò e Carlo Parisi in Vaticano con il libro di Laura Magli “Un tesoro chiamato Fede” (Foto Giornalisti Italia)
Il 6 maggio 2006 viene nominato vescovo e assegnato alla sede arcivescovile di Rossano-Cariati dove riceve la consacrazione episcopale il 21 giugno 2006. Dal 2006 al 2013 è Segretario della Conferenza Episcopale Calabra. Attualmente è segretario della Commissione Episcopale per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso della Conferenza Episcopale Italiana.
Il 10 ottobre 2013 Papa Francesco lo nomina Arcivescovo Ordinario Militare per l’Italia. La nomina di mons. Santo Marcianò alla guida delle due diocesi laziali, Frosinone-Veroli-Ferentino e Anagni-Alatri, porta la bolla ufficiale di Papa Leone XVI che ha firmato la sua designazione la mattina del 1° luglio scorso.
A mons. Santo Marcianò gli auguri più affettuosi e più calorosi da tutta la Redazione di Giornalisti Italia. (giornalistitalia.it)
Pino Nano