Sei voti contrari, un’astensione e l’assenza del diretto interessato. La minoranza si appella alla Prefettura e richiama la legge Severino

Mimmo Lucano resta in carica come sindaco di Riace e, contemporaneamente, continuerà a sedere al Parlamento Europeo. Il Consiglio comunale si è espresso ieri sulla sua eventuale decadenza, respingendola con sei voti contrari, un’astensione e senza la presenza dello stesso primo cittadino.

I consiglieri che hanno votato contro la decadenza sono: Nicoletta Calabrese, Maurizio Cimino, Antonio Cristodero, Cosimo Meli, Antonio Rullo e Maria Caterina Spanò. Si è invece astenuta la presidente del Consiglio, Michela Franco, che ha introdotto la discussione leggendo una comunicazione inviata dai consiglieri di minoranza Salvatore Certomà, Francesco Salerno e Antonio Trifoli.

Secondo questi ultimi, la discussione sarebbe ormai superata, poiché già il 28 marzo la Prefettura di Reggio Calabria aveva notificato di aver richiesto la promozione dell’azione popolare, cioè l’intervento del giudice per decidere sull’eventuale incompatibilità del sindaco.

Durante la seduta, Franco ha letto una mail della Prefettura – la cui assenza era stata motivo di rinvio nella precedente riunione – in cui si ribadisce quanto già espresso dal Ministero dell’Interno nel parere del 23 aprile 2021: ovvero che sussiste la causa di incandidabilità ai sensi dell’art. 10, comma 1 della legge Severino, a seguito della condanna definitiva di un anno e sei mesi inflitta a Lucano per i reati previsti dagli articoli 81, 61 n.9 e 479 del codice penale.

Prima del voto, la consigliera Maria Caterina Spanò ha letto anche una memoria difensiva firmata dagli avvocati Elisabetta Modafferi, Giulio Saitta e Andrea D’Aqua, secondo cui la legge Severino non si applicherebbe al caso Lucano, poiché il reato per cui è stato condannato non rientrerebbe tra quelli commessi con abuso di potere o violazione dei doveri legati a una funzione pubblica.

Con questa decisione del Consiglio comunale, Mimmo Lucano mantiene la carica di sindaco, mentre la valutazione finale sulla sua legittimità potrebbe ora passare al vaglio della magistratura, a seguito dell’azione popolare già richiesta dalla Prefettura.

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