«Non provo rancore né vendetta verso nessuno, nonostante tanti anni di sofferenza, al netto di quello che sarà l’esito di questa vicenda». Mentre in corte d’Appello a Reggio Calabria proseguono le arringhe dei legali degli imputati alla sbarra nel processo “Xenia”, l’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano è intervenuto in collegamento nel corso di un incontro promosso dall’associazione Diritti e Frontiere, ribadendo ancora una volta la sua posizione rispetto alla richiesta di 10 anni e 4 mesi di reclusione formulata nei suoi confronti dalla Procura generale.

«Con orgoglio accetterò qualsiasi decisione, io chiedo solo giustizia – ha rimarcato – Quello che ho notato è una certa scientificità nella costruzione di un disegno contro di me, completamente distorto rispetto alla vera storia di Riace, un borgo semi abbandonato diventato paese dell’accoglienza».

Lucano ha poi ricordato come è nato il suo impegno nelle politiche di accoglienza. «Mi ha coinvolto l’allora vescovo Bregantini, responsabile di una struttura a Riace che accoglieva migranti. Lo ringrazio per avermi coinvolto, perché immaginavo in questo modo il riscatto della mia terra contro l’oppressione della mafia.

Da subito a Riace l’accoglienza ha avuto un valore politico risolvendo i problemi di declino demografico. E non immaginavo di suscitare così tanto interesse tra musicisti, registi, studiosi e antropologi. Dalla Prefettura ricevevo forti richieste in un periodo di emergenza sbarchi, e Riace era diventato il paese dell’accoglienza spontanea. Così ho detto sempre “Finchè ci sono case, accoglienza per tutti”.

Mi sono dunque rifiutato di cacciare le persone dalle case e i bambini dalle scuole dopo sei mesi. Da sindaco avevo pensato che la politica non può ridursi a decidere chi deve essere accolto e chi no. Le accuse? Non ho ucciso nessuno, non ho rubato, non vivo nel lusso e sono distante dalle mafie. Sui beni confiscati sono stato uno dei sindaci più operativi, abbiamo acquisito 8 appartamenti e un hotel».

Intanto l’accoglienza a Riace continua grazie a un fondo inizialmente destinato per il pagamento della sanzione pecuniaria inflitta a Lucano in primo grado. «Non la voglio pagare quella multa. ha concluso Lucano – preferisco fare anni di galera in più. Non rinnego nulla, anche se dovrò passare il resto della mia vita in carcere».

Ilario  Balì-ilreggino.it