«La festa della mamma è sempre evocatrice di tante emozioni ed intimi sentimenti. Ma, di ritorno dalla Palestina dove ho incontrato molti Rabbini, in uno speciale fecondo momento di preghiera interreligiosa sul monte delle Beatitudine, davanti al lago di Genesaret, mi piace riportarvi una commovente storia di speciale maternità. Invito ad allargare sempre il cuore nostro e le nostre case all’accoglienza, specie in questo momento di sbarchi infiniti.

L’ha raccontata un rabbino olandese, nato durante l’occupazione nazista nel 1943. La sua mamma gli diede subito un nome preciso, perennemente evocativo: “Shalom” Pace.
E fu proprio il dono che dal cielo accompagnò i passi di quell’angioletto. Così bello, che l’ufficiale nazista, al vederlo, esclamò: “Peccato che un bimbo così bello sia ebreo!” E concesse loro un giorno di tempo per metterlo in salvo. Dimostrazione ulteriore “che non è del tutto povero, chi nasce bello!”, come spesso commentava, con gusto e garbo, mia mamma Albina, come forma di complimento e stima.!.

Così quel piccino ebreo fu dalla sua mamma messo con trepidazione infinita dentro una valigia e affidato ad una famiglia amica, di veri cattolici, solidali e praticanti. Quella donna divenne sua mamma. Premurosissima, tanto da difenderlo fino in fondo, anche a rischio della sua stessa vita. Se infatti fossero stato scoperti, quei nuovi genitori avrebbero rischiato la deportazione ad Auschwitz, dove purtroppo era già finita la sua vera mamma. Mamma è allora chi va oltre l’affetto naturale e si fa carico delle fatiche altrui. Rischia per te e ti difende, ti fa crescere. Sei realmente suo, anche se non sei naturalmente suo!

Quante lacrime versò giovedì scorso quel rabbino olandese con sua moglie ebrea (anch’essa coraggiosamente salvata da diverse famiglie cattoliche!) mentre ci raccontava quel pezzetto di Shoah. Sono le lacrime delle mamme africane, mentre partoriscono figli sui barconi. E’ purtroppo la tragica attualità, per molte mamme, oggi, nel Canale di Sicilia o nei campi martoriati dall’Isis.

E aggiungo anche un antico Midrash, così esplicativo del compito affidato da Dio ad ogni mamma. Un rabbino saggio ce lo raccontò, per far cogliere la complessità della storia. Narra che quando Dio creava l’uomo, a sua immagine e somiglianza, avrebbe voluto affidargli tutto intera la Verità. Ma un angelo intervenne: “No, non farlo! Perché l’uomo è incapace di portare il perso della Verità!”
Allora Dio la scagliò per terra, rompendola in mille piccoli frammenti, di modo che ognuno possiede soltanto un pezzetto della Verità. Non tutta. Mai tutta, anche se spesso noi pensiamo di averla intera e schiacciamo chi ne possiede gli altri pezzettini. Diventando violenti ed arroganti. Proprio come i nazisti, che uccidevano chi non la pensava come loro. E’ invece solo l’amore tra gli uomini, reciprocamente, che ci permetterà di ricomporre la verità. Amandoci.

Ma chi ha il primario compito di raccogliere i tanti pezzettini di Verità è soprattutto la mamma. E’ nel suo cuore che i tanti frammenti possono ritrovare armonia. E’ lei che risana; è lei che ricuce; è lei che raccoglie. Come del resto faceva Maria di Nazareth. Il vangelo di Luca (2,19) la descrive proprio così, mentre contemplava con stupore il suo piccolo e bellissimo Gesù, con le stesse trepidazioni della mamma olandese, pronta anche lei a fuggire in Egitto, per metterlo in salvo: “Maria, da parte sua custodiva tutte queste cose e le ricomponeva, in meditazione, nel suo cuore!”.

Questo auguro a tutte le mamme! Essere scrigni di armonia,versoi i loro figli ma anche nei confronti di tutti i bambini; non sono loro, ma a loro affidati, come le zie, le maestre, le suore, le dottoresse, le nonne …
Un cuore materno salva sempre il modo! Perché è la Bellezza che salva il mondo!»

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