I privilegi della cosiddetta “casta” riaccendono le polemiche. Mentre fuori dai palazzi della politica la crisi economica imperversa, è in arrivo per i deputati un “regalo di Natale” che fa discutere. Il tetto del rimborso relativo all’acquisto di dispositivi tecnologici è infatti stato fatto salire al 120% rispetto a quello stabilito nel 2018. Questo nonostante il taglio dei parlamentari che ha interessato la nuova legislatura, facendo scendere il numero degli eletti alla Camera da 630 a 400. Ma vediamo nei dettagli in cosa consiste quello che è già stato ribattezzato “maxi bonus natalizio”.

La determina di Montecitorio è stata firmata giovedì 24 novembre dal Collegio dei questori composto dai deputati Paolo Trancassini di Fratelli d’Italia, Alessandro Manuel Benvenuto della Lega e Filippo Serra del Movimento 5 Stelle. Ricordiamo che la sua funzione, come precisato sul sito della Camera, è quella di “curare il buon andamento dell’Amministrazione” e di “elaborare annualmente il progetto di bilancio interno”.

L’incremento del bonus per gli onorevoli è inizialmente passato sotto silenzio. Nelle ultime ore la notizia è stata però riportata prima da ‘Repubblica’ e poi rilanciata da altri quotidiani, scatenando una bufera social contro il governo. Secondo quanto si apprende, il provvedimento è finalizzato a sposare “le esigenze individuali” dei deputati e “l’aggiornamento tecnologico” nell’ambito delle dotazioni d’ufficio.

Così, se nella passata legislatura il rimborso spese per l’acquisto di nuovi dispositivi informatici ammontava a 2.500 euro a testa, adesso è salito fino a 5.500. Ben oltre la metà in più di quello del 2018. Da qui l’esplosione delle polemiche. Un ex questore di Montecitorio ha raccontato a ‘Repubblica’ che tra i corridoi si diceva che il cashback non fosse sufficiente. “Ma visto che si trattava di un provvedimento una tantum che viene stabilito a inizio mandato – ha spiegato – non abbiamo pensato di ritoccarlo”.

Grazie al “maxi bonus natalizio” gli eletti alla Camera potranno riavere indietro i soldi utilizzati per l’acquisto di tablet, smartphone e pc, ma non solo. Nella lista degli articoli rientrano anche vari tipi di accessori tecnologici, cuffie, auricolari e persino monitor fino a 34 pollici.

I controlli per l’incasso del cashback sono interni a Montecitorio e il compito è affidato ai questori: ciò significa che alcuni deputati certificano gli scontrini presentati dai loro stessi colleghi. Effettuate le verifiche del caso, i rimborsi scattano quindi entro i 5.550 euro di spesa.

Durante la scorsa legislatura per limitare l’erogazione dei fondi era stata inserita alla Camera una penale. Essa prevedeva che se un parlamentare non prendeva parte ad almeno la metà delle sedute in Aula o non presentava almeno l’80% delle proposte di legge o degli atti ispettivi in formato elettronico (per risparmiare sulla carta) dovevano entrare in gioco delle trattenute. Stando alle indiscrezioni la misura non risulta essere stata confermata dal provvedimento che è stato varato il 24 novembre.

A seguito della bufera il questore M5S Filippo Serra è stato intervistato dal ‘Fatto Quotidiano’ per far luce sulla vicenda. E ha precisato che in realtà per i bilanci della Camera si è verificato un risparmio, “per quanto modesto” . In pratica considerando anche i rimborsi per gli articoli di cancelleria (come penne, block notes o buste per lettere), si è passati da 7.500 euro a circa 7.250.

“In molti sostenevano che la dotazione delle spese di cancelleria fosse esagerata – ha spiegato il deputato – e che ci fossero state in passato troppe spese superflue sul capitolo“. Così la voce è stata ridotta a 350 euro Iva compresa, per un totale di 1750 euro a legislatura. Serra ha precisato dunque che “pur aumentando le dotazioni informatiche a 5.500 euro la dotazione complessiva risulta inferiore a quella della precedente”.

quifinanza.it

foto: camera.it