Non si può programmare il futuro della sanità sulla carta, senza tenere conto delle esigenze dei territori e senza coinvolgere in un confronto gli operatori e le amministrazioni locali”. Lo scrive Bernardo Misaggi, primario di chirurgia vertebrale all’Istituto Ortopedico Gaetano Pini di Milano. “Per me, che da giovane – prosegue – ho scelto di lasciare la Calabria, la Locride, per compiere gli studi universitari, e che da trent’anni torno sempre nella mia amata terra per mettermi a disposizione dei miei pazienti, è doloroso prendere atto dello stato disastroso, sempre più, durante questi trent’anni, in cui versa la sanità calabrese, che non riesce a dare la possibilità di operare al meglio alle tantissime eccellenti professionalità presenti. Soprattutto per questo motivo avevo dato la mia disponibilità al Presidente Berlusconi, nel 2010, a candidarmi a governatore della Calabria”. “E’ impossibile – incalza – restare sordi ai continui appelli che mi giungono dai pazienti, dai cittadini, che soffrono sulla propria pelle il continuo degrado della sanità, con la chiusura e il ridimensionamento di importanti ospedali, come quello di Trebisacce, che costringe la popolazione di quel territorio ad andare all’Ospedale di Policoro, in Basilicata, per potersi curare, con disagi notevoli oltre che con una spesa enorme per la Regione Calabria, che deve rimborsare le prestazioni sanitarie effettuate ai cittadini calabresi. Stessa cosa per l’Ospedale di Locri, da sempre riferimento per un notevole bacino di cittadini, a difesa del quale si terrà sabato prossimo una manifestazione alla quale avrei voluto partecipare, ma essendo in America,per lavoro, voglio inviare la mia solidarietà e vicinanza ad una popolazione, a me cara, ed alle Istituzioni presenti. Per evitare tutto questo bisogna uscire, al più presto, da un commissariamento che ha già provocato misure di lacrime e sangue, che i calabresi hanno dovuto affrontare, per il risanamento del deficit sanitario, prima, con la gestione commissariale di Scopelliti, e, attraverso quelle misure, si era riusciti quasi a ripianare il debito, ma a seguito della sue dimissioni, la spesa sanitaria è ripartita senza controllo, riportando ad un nuovo commissariamento e, a quei sacrifici, oggi non corrisponde un reale ritorno in termini di servizi sul territorio. I rapporti ostili tra il governatore e il commissario Scura non aiutano, ma sono di ostacolo rispetto alla soluzione dei gravi problemi, laddove invece servirebbe unità d’intenti e non perdite di tempo prezioso, e sono lo specchio di una sanità allo sbando, dalla quale si fatica a tenere fuori la cattiva politica, come dimostrano le nomine clientelari e la vicenda dell’inibizione dello stesso Oliverio. A questo si aggiunge un atteggiamento di ostile chiusura verso le esigenze che provengono dai territori, nell’incapacità di distinguere tra gli appetiti dei gruppi di potere, che vanno contrastati in ogni modo, e le sacrosante richieste che arrivano da realtà geograficamente disagiate, come Trebisacce e la Locride, e altre realta’, i cui cittadini rivendicano il diritto di ricevere cure adeguate senza essere costretti a percorrere decine e decine di chilometri per raggiungere il più vicino ospedale. E’ necessario e doveroso mettere fine agli sprechi, alcuni dei quali clamorosi, come la vicenda delle doppie fatturazioni pagate dall’Asp di Reggio, la mancata attivazione della cardiochirurgia di reggio Calabria, le risonanze acquistate e mai utilizzate, con costi di decine di milioni di euro. Ma questi sprechi non devono rappresentare l’occasione per smantellare il sistema ospedaliero sul territorio. La Calabria ha bisogno di buona sanità, ma, colpevolmente, lasciamo che le risorse per realizzarla vengano sprecate e divorate dalle altre regioni, verso le quali i nostri concittadini si vedono costretti ad emigrare per farsi curare. La Calabria è diventata il bancomat della sanità del Centro-Nord”. “Certamente – conclude- ci sono fortissimi interessi a che ciò continui ad avvenire, ma il governo regionale dovrebbe tutelare l’interesse dei calabresi, sviluppando una sana competizione tra pubblico e privato e migliorando la qualità dei servizi, portando così ad una riduzione della mobilità passiva e quindi ad un risparmio di risorse”.

fonte: strill

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