“Dobbiamo interessarci sia della fase condizionante che delle conseguenze”. Lo ha detto il senatore Nico D’Ascola intervenuto a Marina di Gioia Jonica, alla tavola rotonda dal titolo “Scioglimento dei comuni per sospette infiltrazioni mafiose.. a che punto siamo?. “La legge – ha aggiunto – è scritta con estrema chiarezza e ci sono delle fattispecie condizionanti. La prima è costituita dalla presenza di collegamenti diretti o indiretti con le organizzazioni mafiose. La seconda si caratterizza sul versante dei diritti essenziali dei cittadini. Se c’è un condizionamento che impedisce all’ente territoriale di manifestare la propria volontà, questo offende i diritti dei cittadini. La terza fattispecie riguarda la sicurezza pubblica. Secondo la tradizione i beni giuridici di massima rilevanza, non si possono tutelare quando sono offesi. L’essenzialità di tali beni comporta il ricorso alla categoria del pericolo nell’ambito della pubblica sicurezza, conformemente ai principi costituzionali. Le norme di cui stiamo discutendo, riguardano un evento, poichè puniscono l’infiltrazione criminale nell’amministrazione che non ha più, dunque, il diritto di manifestare la propria volontà, senza condizionamenti. Il sindaco deve creare sistemi di neutralizzazione, ma lo Stato lo deve affiancare, per garantire che l’ amministrazione del comune sia funzionale agli interessi dei cittadini e agli interessi economici dei contesti territoriali. Gli amministratori non devono essere custodi”. “La funzione del custode – ha concluso D’Ascola – è di evitare il rischio di riammissione del bene nel circuito criminale. Stiamo discutendo un testo al Senato, in cui compare una nuova figura di amministratore. Certamente il funzionario prefettizio, non può gestire l’ ente come un amministratore”.

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