Aristide Bava
Nella recente Fiera internazionale di Rimini si è fatto, tra l’altro, un gran parlare della gastronomia che sta divenendo uno degli elementi più trainanti per il grande turismo. Un aspetto che calza a pennello con le possibilità che può offrire il territorio della Locride dove, peraltro c’è un esempio indiscutibile di questa “verità” nel piccolo centro interno di Mammola. Poco meno di tremila abitanti, ubicata a 250 metri d’altezza del mare e facilmente raggiungibile attraverso la superstrada Ionio-Tirreno, proprio a metà strada tra le due sponde della provincia reggina. La cittadina di Mammola è riuscita a costruirsi nel giro di poco piu’ di un decennio la fama indiscutibile di “capitale dello stocco” finendo col richiamare, specialmente durante i week-end e nei periodi festivi vere e proprie “carovane” di forestieri – molti dei quali arrivano, finanche con appositi pullman appositamente programmati per gustare la deliziosa pietanza tradizionale. Il caso di Mammola è certamente la punta di diamante delle possibilità gastronomiche offerte dal territorio, anche per lo sviluppo economico che si è verificato nella cittadina grazie alle capacità di un buon numero di imprenditori che hanno fatto diventare lo stocco un fatto trainante per l’intera economia locale ma siamo convinti che, con una buona attività di promozione, molti altri piccoli centri, soprattutto dell’entroterra, potrebbero ottenere ottimi risultati puntando sulla qualità dei prodotti e sul mantenimento equilibrato dei prezzi. In particolare, questo aspetto trainante della gastronomia servirebbe anche a rivitalizzare i vari borghi antichi presenti sul territorio della Locride.
Ci vengono subito in mente alcuni centri storici che già godono della presenza di alcuni ristoranti tipici molto apprezzati dai cittadini del comprensorio ma ancora poco conosciuti dai forestieri. In questi locali si possono gustare cibi prettamente tipici della tradizione locale che vanno da squisiti e variegati antipasti alla tradizionale pasta di casa, alle classiche polpette fatte in casa, allo stesso stocco ed altre prelibatezze che difficilmente i forestieri riescono a trovare nei ristoranti classici. E, per tornare all’esempio di Mammola, che tra l’altro organizza annualmente anche una “sagra dello stocco” che richiama migliaia di persone, vale la pena aggiungere che, in quella cittadina, malgrado, la presenza di molti ristoranti, nati come funghi dopo l’exploit dello stocco, capita spesso di trovare il tutto esaurito anche perché sia dalla fascia tirrenica, sia dalla fascia ionica gli stessi cittadini del luogo sono richiamati anch’essi numerosi, dal “profumo” della squisita pietanza. Tipico esempio, questo, che la qualità fa anche economia perchè lo stocco ha dato impulso, a Mammola, per molti posti di lavoro ed ha creato notevoli indotti che hanno dato grande spinta alla cittadina ricca anche di altre importanti attrattive come il Museo di Santa Barbara creato da Nick Spatari, del Santuario di S. Nicodemo e di numerosi Palazzi nobiliari di notevole fattura. Potenzialità che, anche se di natura diversa non mancano in tanti altri borghi dell’entroterra della Locride. Giusto pensare, dunque, che Mammola può fare da esempio anche per altre importanti realtà della fascia ionica e dell’entroterra reggino dove non mancano produzioni d’eccellenza sia in campo gastronomico che enologico. Nella Locride esiste certamente una cultura gastronomica tradizionale di cucina tipica montanara e contadina e di prodotti particolari come la ricotta fresca e affumicata, l’olio extra di oliva, i salumi tradizionali, il pane di casa casereccio fatto ancora con il forno a legna, e molti altri cibi tipici che fanno gola agli amanti della buona cucina. Quindi il territorio della Locride con le sue eccellenze tipiche locali, gode di un potenziale enorme di tradizioni culinarie che deve solamente sfruttare meglio e farlo diventare trainante anche per il grande turismo.