Quattro anni e tre mesi di reclusione. A tanto ammonta la condanna inflitta ieri pomeriggio dal Gup di Reggio Calabria all’ex consigliere regionale Santi Zappalà, accusato di aver pagato la ndrangheta per ottenere dei voti a suo favore alle regionali del 2010. Ed è proprio da quella tornata elettorale che partì l’inchiesta denominata “Reale”. Una indagine eseguita dalla Dda reggina che permise di svelare i rapporti tra l’ex amministratore in forza al “Popolo delle libertà” ed il boss Giuseppe Pelle di San Luca. Il politico, inizialmente accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, è stato più tardi ritenuto colpevole di corruzione elettorale. Per gli inquirenti l’ex sindaco di Bagnare aveva promesso a esponenti della cosca di ‘ndrangheta dei Pelle, ramo Gambazza di San Luca, una considerevole somma di denaro, che avrebbe successivamente consegnato sotto la forma di 10 assegni da 10mila euro ciascuno. Lo stesso avrebbe consegnato, invece,  200 mila euro alla cosca Pesce di Rosarno e altri 100 mila euro sarebbero stati dati dal Zappalà alla cosca Strangio di San Luca. All’esito della competizione elettorale Zappalà è risultato eletto con oltre 11.000 preferenze andando così ad occupare in prima battuta un posto da Consigliere alla Regione Calabria e, successivamente, anche quello di Presidente della IV Commissione Affari dell’Unione Europea e Relazioni con l’Estero.
Nel corso delle indagini gli investigatori hanno documentato movimenti ed incontri.
Nell’udienza di ieri, inoltre, sono stati comminati cinque anni ciascunoa Vincenzo Pesce e Domenico Arena. Quattro anni di detenzione sono stati inflitti a Giuseppe Mesiani Mazzacuva e ad Antonio Pelle. Ha retto, quindi, l’impianto accusatorio portato in aula dalla Direzione distrettuale antimafia.

ALESSANDRA BEVILACQUA

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