Daniele Scipione e Giuseppe Carrozza sono stati assolti “perché il fatto non sussiste”. E’ l’esito della decisione assunta dalla Corte d’appello di Reggio Calabria che ha ribaltato la sentenza di primo grado del procedimento denominato “Metropolis”. Cadono, dunque, tutte le accuse per i due imputati che in un primo momento hanno dovuto rispondere di intestazione fittizia aggravata. In primo grado i due erano stati condannati rispettivamente a 4 anni di carcere e a 2 anni e 6 mesi di carcere. Per gli inquirenti, dietro la loro società “Cagim”, con sede in Bovalino, impegnata nella costruzione del complesso residenziale Palm view, si nascondeva in realtà il clan Morabito, vero e proprio regista dell’edilizia residenziale e turistica lungo tutta la costa jonica. Nello specifico dietro ci sarebbe stato Rocco Morabito, che adesso rischia una condanna a 16 anni. L’accusa, che oggi per i giudici non ha ragione d’essere, per i magistrati si ancorava a una serie di circostanze molto concrete, come il ruolo del direttore dell’ufficio tecnico del Comune di Bruzzano Zeffirio Francesco Sculli che non solo avrebbe fornito alle imprese coinvolte tutti i permessi necessari in tempi più che rapidi, ma più volte avrebbe rappresentato la società in una serie di riunioni, pur non figurando nella compagine sociale. L’operazione, condotta nel marzo del 2013 dallo Scico, dal Nucleo di polizia tributaria di Reggio Calabria e dal Gruppo di Locri sotto la direzione del procuratore aggiunto della Dda reggina Nicola Gratteri e del pm Paolo Sirleo, era culminata con oltre 20 arresti e il sequestro di beni per 450 milioni di euro. Secondo gli inquirenti le cosche dal 2005 ad oggi si sarebbero assicurate la gestione, il controllo e la realizzazione di decine di importanti e noti complessi immobiliari turistico-residenziali, ubicati nelle più belle aree balneari calabresi. Un business da capogiro, che secondo l’accusa ruotava attorno a: 17 villaggi turistici, 1343 unità immobiliari, 12 società, tutti beni di un valore pari a 450 milioni di euro finiti poi sotto sequestro.

ALESSANDRA BEVILACQUA
Il cappello da magistrato posato su uno scranno durante l'inaugurazione dell'anno giudiziario, Genova, 25 gennaio 2014. ANSA/LUCA ZENNARO
Il cappello da magistrato posato su uno scranno durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario, Genova, 25 gennaio 2014.
ANSA/LUCA ZENNARO