«Sette centesimi per il ferro leggero e tre euro al chilo per il rame». Sono queste le tariffe applicate ai conferitori da parte di una delle ditte con sede operativa a Siderno, coinvolta nell’indagine denominata “Dirty Iron”, letteralmente “ferro sporco”, su un presunto traffico di rifiuti che nei giorni scorsi ha portato a un sequestro preventivo d’urgenza con il coinvolgimento di 36 persone fisiche e due giuridiche.

L’inchiesta dei carabinieri coordinata dalla Procura distrettuale antimafia reggina, come riporta la Gazzetta del Sud in edicola,  ha portato alla luce un un’attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti speciali, alla quale hanno fornito un concreto e sistematico contributo numerosi soggetti terzi, sia da ditte (molte delle quali sprovviste della dovuta iscrizione all’Albo nazionale dei gestori ambientali), sia da soggetti privati. Rifiuti, provenienti anche da raccoglitori ambulanti e da soggetti non autorizzati a svolgere attività di raccolta e trasporto, venivano conferiti alla ditta dietro corrispettivo in denaro, quantificato in base alla tipologia e al peso del rifiuto consegnato, per poi essere destinati ad altri cicli produttivi, senza subire alcun preliminare trattamento di recupero.

Rocco Muscari – https://reggio.gazzettadelsud.it/