È ancora buio quando l’altoparlante gracchia un incerto «Stazione di Locri». Sono le prime luci dell’alba e sul binario uno l’affollamento è già fuori dall’ordinario: pendolari diretti alla Cittadella regionale, lavoratori, studenti e decine di candidati a un concorso a Catanzaro Lido attendono il regionale 5526 delle 6:16.
Ma il treno non arriva. Le rotaie restano vuote fino alle 6:24, mentre sul binario due un convoglio “Swing” proveniente da Roccella Ionica sonnecchia fermo dopo il suo arrivo delle 6:12.
Quando finalmente, alle 6:25, compare il treno diretto verso Catanzaro, la sorpresa è doppia: non solo è in ritardo di nove minuti, ma si tratta di una vecchia automotrice anni ’80, una “littorina” stipata all’inverosimile. Dentro non entra più nessuno: viaggiatori in piedi, spazi d’accesso occupati, aria irrespirabile.
Come riporta Gianluca Albanese su gazzettadelsud, l’impossibilità di salire a bordo scatena la rabbia dei pendolari, ormai abituati ai disagi cronici della linea ferroviaria jonica, ma esasperati da una gestione che sembra peggiorare di giorno in giorno.
Il personale di bordo, bersagliato dalle proteste, prova a spiegare che non ha responsabilità sulla programmazione dei mezzi. Intanto i telefoni dei dipendenti regionali iniziano a squillare in continuazione: dai treni partiti da Siderno, Marina di Gioiosa, Roccella e Monasterace, i colleghi chiedono spiegazioni sull’improvviso peggioramento dei tempi di percorrenza dopo l’arrivo a Locri.
Cambio treno improvvisato e ritardo finale
Alle 6:40 la svolta: i viaggiatori vengono invitati a spostarsi sul treno fermo al binario due, lo “Swing” arrivato da Roccella quasi mezz’ora prima. Inizia una sorta di transumanza ferroviaria tra i binari che, nonostante la confusione, permette finalmente di ripartire.
Risultato: arrivo a Catanzaro Lido con 35 minuti di ritardo. Un ritardo che molti considerano quasi un successo, visti i presupposti.
I misteri della linea jonica
Resta però la domanda che tutti si pongono: perché assegnare una vecchia automotrice a una delle corse più frequentate del mattino, quella delle 6:16, l’unica che consente ai pendolari di arrivare puntuali al lavoro?
La linea jonica, da anni alle prese con problemi strutturali e carenza di investimenti, continua a offrire un servizio lontano dagli standard minimi di efficienza. E se ai limiti dell’infrastruttura si somma una gestione organizzativa confusa, per chi ogni giorno vive il treno come unica via di collegamento con il posto di lavoro la prospettiva di un miglioramento resta, purtroppo, ancora un miraggio.
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