Rosario Marando è stato scarcerato. Lo ha disposto il giudice delle indagini preliminari di Roma all’esito dell’udienza di convalida delfermo disposto nei giorni scorsi dalla Dda reggina ed alla relativa richiesta di ordinanza di custodia cautelare, che è stata rigettata per la ravvisata assenza di gravità indiziaria. A Rosario Marando, che è difeso dagli avvocati Francesco Lojacono e Giovanna Araniti, sono stati contestati i capi B) e C) del provvedimento di fermo, per essere stato ritenuto partecipe, rispettivamente, di tre presunti casi di lupara bianca che sarebbero avvenuti nel 2001 nell’ambito di quella che gli inquirenti hanno definito la “faida di Platì”. L’avv. Lojacono, presente all’udienza, ha evidenziato come il principale elemento di prova a carico del suo assistito,fosse costituito dalle recenti dichiarazioni del nuovo collaboratore di giustizia Domenico Agresta, che ad avviso della difesa «non sono suffragate da alcun elemento di riscontro». Il penalista non ha mancato anche di evidenziare e documentare, altresì, come la prima verifica dibattimentale circa l’attendibilità del neo collaboratore avesse avuto esito negativo, in quanto proprio la mattina precedente l’esecuzione del provvedimento di fermo, la Corte di assise di appello di Torino aveva assolto Domenico Marando (fratello di Rosario, e anch’egli difeso dall’avvocato Lojacono) dall’accusa di essere stato il mandante di un omicidio avvenuto nell’hinterland piemontese nel 1996. Nel fermo della Procura reggina, che ha coordinato le indagini eseguite dai carabinieri, sono rimasti coinvolti 5 persone. Ci sarebbero inoltre altri indagati.

Rocco Muscari – fonte Gazzetta del Sud