R. & P.

In una società, dove il tempo è frantumato in tanti attimi fuggenti, che non riescono a colmare l’esigenza imprescindibile dell’uomo: comunicare, i ragazzi del Liceo Scientifico Zaleuco di Locri, guidato dal Dirigente Carmela Rita Serafino, ci danno lo spunto per riflettere sul Natale, ormai vicino, e a provare a prendere quel tempo necessario per fare proprio questo momento dell’anno, così speciale e prezioso. Il Presepe, allestito al primo piano della scuola, dai fratelli Domenico e Alessandro Zappia della classe V F, è incredibilmente essenziale, ma diretto nel suo messaggio, che arriva negli animi come un bagliore di serenità, quasi perduta, che solo le storie antiche importanti possono dare. Le figure principali, intagliate nel compensato, colgono la centralità della natività: Dio che decide di nascere nella semplicità e nella povertà del mondo. Spogliato di onore e gloria, Cristo ci fa comprendere l’importanza di tornare all’essenzialità del vivere quotidiano, senza quegli abusi e soprusi, che disumanizzano la persona rendendola, sempre più, un semplice individuo privo di quella molteplicità caratteriale che la rende unica e irripetibile. La compostezza dei volti anonimi delle figure, trasmette l’universalità della nascita divina, l’Incarnazione è avvenuta per tutti, senza distinzioni ideologiche e religiose, perché ognuno di noi si possa immedesimare nella gioia di quella notte ed essere protagonista al momento della venuta del Redentore. Fare la propria parte nel progetto di salvezza, responsabilmente, non per la gloria terrena o per riconoscimenti effimeri, ma per dare significato alle nostre aspettative, ai nostri sogni, alle nostre preghiere, per dissolvere dubbi, paure e insoddisfazioni. Lo sfondo stellato, a fare da cornice al tutto, sottolinea la sacralità dell’evento. Un momento, meraviglioso e intimo, che avviene nel mondo e per il mondo, ma il mondo non se ne sta accorgendo quasi più. Il candore di un bimbo, nato sotto un cielo di stelle, a riaccendere quella fiammella interiore di speranza, conforto e misericordia, sepolta dalla cenere dell’individualismo. Dobbiamo riappropriarci di quel posto privilegiato, che Dio ci ha attribuito fin dalle origini: prenderci cura del Creato, dei propri simili e di Lui, rendendo grazie per averci fatto “di poco al di sotto degli angeli”. La nascita di Cristo, quindi, non deve essere solo un momento di consumismo e scambio di regali, ma un ritrovare noi stessi e la nostra comunicabilità, in cui il nostro essere, con le sue emozioni e sensazioni, si riversa nell’altro per arricchirlo ed essere arricchiti. Il dono grande dell’Incarnazione è proprio questo, con la sua nascita il Signore ha riversato una grazia speciale e unica, la speranza della salvezza interiore, di contra noi abbiamo riversato in Cristo le nostre vite di tutti i giorni, con i limiti e gli ostacoli che ciò comporta. E Lui ha abbracciato il mondo intero, senza dubbi e senza riserve, con la sola forza dell’Amore, che non ha scelta, si dona, osa, accetta, si sacrifica, rinuncia al sé, consola. Cerchiamo, allora, con piccoli gesti di solidarietà, senza troppe pretese, che anche noi partecipiamo di tanto Amore, che possiamo ancora definirci “esseri in relazione”, come “in relazione” sono le persone della Trinità, di cui siamo immagine. Con queste premesse, seguiamo la cometa, dentro di noi, che ci guida a meditare davanti alla più grande meraviglia: la divinità che si fa umanità, visitando il Presepe allestito nella nostra scuola.

A presto e Buone Feste Prof.ssa Totino Luisa