Una Domenica delle Palme nefasta per la comunità di Locri. Nella giornata di oggi si è suicidato un ragazzo di 29 anni. Non ancora chiare le motivazioni che hanno spinto il giovane ben voluto da molti suoi concittadini ad un simile gesto. R. I. P.
Riportiamo qui un toccante post dell’avvocato Pino Mammoliti:
Un po’ come il romanzo di Garcia Marquez,”cronaca di una morte annunciata”,così stamani ,prima delle otto,le urla disperate di una madre annunciavano la peggiore sorte del dolcissimo figlio.Tutti sapevano, gli abitanti del paese, che sorte attendeva Santiago,ma nessuno muoveva un dito per fermare i due fratelli per farli desistere dal loro intento criminale.Tutti sapevano e chiunque avrebbe potuto evitare,ma nessuno ha inteso ragione.Così in questa domenica delle palme,dallo Stato a noi vicini di casa,passando dai burocrati di una sanità pubblica senza alcuna capacità interdittiva,si è consumato il peggiore dei crimini di cui una comunità si poteva macchiare:il suicidio di un ragazzo gentile,fragile,incompreso e timido a tal punto da non volere dare fastidio a nessuno,anche quando l’unico “fastidio”poteva essere un abbraccio o poche parole per sorridere.Tutti sapevano che bisognava far qualcosa per evitare una tragedia.Ora le parole sono inutili,rimane il dolore di una madre che,giustamente,chiude le porte di casa con un tenace grimaldello,lasciando fuori parole,menzogne ed inganni;piena di dignità come solo una madre che perde un figlio può essere,soffocando singhiozzi e asciugando lacrime calde e piene di angoscia. Tutto questo dovrebbe consentire a chi comunque si sente esentato da responsabilità:Istituzioni governative,scolastiche,sociali,mediche e, chi più ne ha più ne metta, a vivere questa settimana di passione offrendo un sacrificio di esempio civile,verso le famiglie che vivono quotidianamente disagi legati a problemi di salute dei propri congiunti e non ricevono alcun tipo di aiuto.Tutti,nessuno escluso dovremmo invocare a viva voce la presenza sul territorio di servizi di assistenza sociale,perché è lì e non altrove che si misura il grado di civiltà di una società cosiddetta civile,capaci di assicurare ai più fragili assistenza e amore.Nella nostra realtà,tutto questo è ancora da venire.Vinceranno gli indifferenti ogni volta che un ragazzo muore suicida,portando con sé l’anima addolorata di una madre,che troppe volte aveva chiesto aiuto,senza mai ottenere da nessuno,risposte capaci di salvare il figlio,me compreso.
Attraversando con la coscienza”interminati spazi”sapremo mai colmare le distanze che separano il nostro modo d’essere, da ciò che dovrebbe essere un modo-nostro- cristiano e solidale,senza così vivere di rimorsi sociali indicibili?