Si è conclusa questa mattina davanti alla corte d’Assise di Locri la requisitoria dei pm al processo scaturito dall’operazione denominata “Faida dei boschi” e che mise fine alla cruenta guerra di mafia scoppiata nel territorio montano a cavallo delle Province di Catanzaro, Vibo Valentia e Reggio Calabria. Undici gli imputati alla sbarra, accusati a vario titolo di omicidio, tentato omicidio, associazione mafiosa, intestazione fittizia di beni ed altro. Pesanti le richieste di condanna: ergastolo per Vincenzo Gallace, Giuseppe Cosimo Leuzzi, Andrea Sotira, Cosimo Spatari e Agostino Vallelonga. Per questi è stato richiesto anche l’isolamento diurno. 13 anni è quanto chiesto per Antonio Leuzzi e Luca Spatari, 27 anni per l’imprenditore Roberto Umbaca, 12 per Bruno Cosimo Damiano Vallelonga e, infine, 25 anni di reclusione per Salvatore Papaleo. Il processo iniziato il 16 ottobre del 2013 ha visto impegnato il sostituto procuratore Paolo Sirleo, il quale già mercoledi scorso aveva iniziato la discussione conclusa oggi insieme al pm Simona Ferraiuolo. Centrali le investigazioni eseguite da carabinieri e polizia dopo l’omicidio di Damiano Vallelunga, considerato dagli inquirenti il boss dei “viperari” e ucciso il 27 settembre del 2009 a Riace nei pressi del santuario di Cosmo e Damiano. Lunedi la parola passa agli avvocati della difesa. Il filone dell’abbreviato, invece, è ripreso ieri con le arringhe difensive.
ALESSANDRA BEVILACQUA
9092news