Alle 4 del mattino del 26 settembre, un episodio straordinario ha messo in luce tutta la professionalità e l’efficienza dell’ospedale spoke di Locri, troppo spesso al centro delle cronache per le criticità e troppo poco per le eccellenze che ogni giorno si realizzano tra le sue mura.

Una donna alla 29ª settimana di gravidanza è arrivata al Pronto Soccorso in condizioni gravissime, con un distacco di placenta e un’emorragia in corso. La situazione era drammatica e ogni minuto poteva essere decisivo per la sopravvivenza della madre e della bambina che portava in grembo.

In simili condizioni, il protocollo prevede il trasferimento verso il GOM di Reggio Calabria, dove è presente la Terapia Intensiva Neonatale, servizio di cui Locri è privo. Ma il tempo stringeva: il trasporto avrebbe potuto rivelarsi fatale per entrambe. Così, l’équipe del reparto di ginecologia, diretta dal dottor Giuseppe Macrì insieme al dottor Rubio Reinerio, alla dottoressa Pezzano e alle ostetriche Francesca Mallamo e Claudia Meliadò, ha deciso di intervenire immediatamente con un parto cesareo d’urgenza.

L’operazione, condotta con il supporto dell’équipe di Rianimazione, è stata complessa ma decisiva: la piccola, nata prematura e con un peso di appena 1.100 grammi, è venuta alla luce viva. Subito dopo il parto è entrata in azione la squadra del reparto di Pediatria, con gli infermieri Roberto Panetta e Daniela Panetta, la dottoressa Taily Rodriguez e il dottor Zavettieri, sotto la guida della direttrice Maria Rosa Calafiore. Con grande tempestività hanno eseguito le manovre salvavita necessarie, stabilizzando le condizioni della neonata prima del trasferimento al GOM di Reggio Calabria per le cure intensive.

Grazie alla sinergia tra i reparti, alla lucidità nelle decisioni e alla competenza degli operatori sanitari, madre e figlia sono salve. Un intervento difficile e delicato, affrontato con determinazione e sangue freddo, che testimonia ancora una volta come all’ospedale spoke di Locri la buona sanità esista e operi ogni giorno.

Questo episodio, avvenuto nel cuore della notte e lontano dai riflettori, dimostra che, nonostante le carenze strutturali e i limiti organizzativi, la professionalità e l’umanità del personale possono fare la differenza tra la vita e la morte. E conferma che il presidio ospedaliero locrese resta un punto di riferimento vitale per l’intero territorio della Locride

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