Si è tenuto ieri presso la Caritas Diocesana un convegno a cura di Michele Gagliardo, referente nazionale del settore formazione di Libera, dal titolo “L’Antimafia sociale: educare il territorio alla bellezza”.
E’ una base di partenza di un percorso di mappatura dei beni confiscati che sarà avviato nelle cinque vicarie della Diocesi di Locri- Gerace grazie all’Associazione Libera e al Progetto Policoro.
Il progetto ha come finalità l’individuazione di tutti i beni confiscati sul territorio in modo da poter svolgere dei momenti formativi, sulla normativa e sulla storia della confisca, per uno sfruttamento consapevole e responsabile.
L’incontro con il referente nazionale è servito perciò a far comprendere che non basta confiscare un bene alla mafia, serve ridarlo alla comunità ma soprattutto bisogna offrire gli strumenti adeguati per poterlo impegnare nel modo corretto e a favore di tutti.
“E’ una formazione adatta ai giovani e ai meno giovani” – afferma ai nostri microfoni Deborah Cartisano, componente del direttivo dell’Associazione Libera – “in quanto questi beni rappresentano anche numerose occasioni di lavoro”, cosa rara per un territorio da tempo in crisi in questo settore.
E’ per questo che si sono già attivati al fine di pensare a un nuovo modello di sviluppo e un’economia sostenibile che renda i cittadini, non solo spettatori dell’evoluzione ma protagonisti attivi del cambiamento.
Dalle ipotesi alla realtà, insieme al gruppo di lavoro di Punto Dock , infatti, verrà organizzato un laboratorio sul tema dei beni confiscati e della rigenerazione urbana offrendo momenti di crescita anche ai giovani architetti dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria.
“Si tratta di un investimento importante” – dice Michele Gagliardo, referente nazionale settore formazione di Libera – “che porta crescita e sviluppo in un territorio dove la mafia è ben radicata, ed è per questo che bisogna combatterla con una maggiore coesione fra l’economia sociale e quella solidale, permettendo un utilizzo consapevole dei beni confiscati”.
Questo è solo l’inizio di un welfare inclusivo che mira ad un maggiore e sempre più attento sfruttamento delle risorse interne.

SARA FAZZARI

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