Caro Tito, qualche giorno fa abbiamo “celebrato” IL PRIMO MAGGIO – FESTA DEL LAVORO E DEI LAVORATORI. E un gran lavoratore deve essere considerato il giornalista professionista, scrittore ed editore Massimo Tigani Sava, il quale (a parte tutta la sua altra attività pure imprenditoriale di comunicazione sociale) deve avere faticato davvero tanto nella ricerca delle tantissime notizie, poi riversate nella lunga scrittura delle 448 dense pagine del suo libro << L’ALBERELLO ENOTRIO >> giunto alla terza edizione appena due mesi fa, nel marzo 2025. Dal sottotitolo puoi ben capire l’arco delle tematiche, pure in termini di secoli, che abbraccia la narrazione che a noi interessa particolarmente poiché tratta pure della CALABRIA PRIMA ITALIA … << Dai Sissizi di Re Italo alla Dieta Mediterranea – Le radici storico-culturali e identitarie di cibo, vino e agroalimentare in Calabria – Terza edizione aggiornata e ampliata >>. E poi ancora (sempre nella prima di copertina, in basso) << Gli Enotri tra viti, olio d’oliva e cereali – Magra Grecia – Zaleuco – Sibari, impero del lusso – Pitagora e i pitagorici – La “Res Publica” Romana e il “Senatus Consultum de Bacchanalibus” – Cassiodoro e le “Varie” – Campanella e la “Città del Sole” – Alvaro e i maiali neri >>.
E tutto ciò è il principale motivo per cui ne scrivo adesso, sperando di suscitare nei nostri lettori almeno la stessa curiosità che tale libro ha prodotto in me fin da quando (nel 2023) era intitolato << Dai Sissizi di Re Italo alla Dieta Mediterranea >> di cui L’ALBERELLO ENOTRIO è attualmente la sua estrema estensione, con tantissimi approfondimenti. Un libro che è ancora dichiaratamente un “work in progress” (lavori in corso) … con continui aggiornamenti, un cantiere sempre aperto al quale i lettori possono partecipare (come ha esortato lo stesso Autore). Infatti dobbiamo collaborare tutti, poiché questa è “storia comune” che riguarda non soltanto la Calabria ma l’intera civiltà occidentale e persino l’Umanità tutta (pure per questo si è mossa l’UNESCO, l’agenzia dell’ONU per la cultura) … e, quindi, tutti dobbiamo collaborare, anche perché (come afferma un antico proverbio) … chi più sa dica, chi più può faccia!… Al momento opportuno darò pure io il mio contributo, pure ricordando non soltanto mio padre ma altresì tutti i vitivinicoltori che a Badolato e dintorni hanno ereditato dai loro avi e lavorato proprio quell’alberello enotrio che tanto buon vino ha sempre dato, specialmente quel “vino di scoglio” che tanto mi preme evidenziare … sperando che se ne faccia un vero e proprio marchio << CALABRIA – VINO DI SCOGLIO >>.
Con questa “Lettera n. 608” non intendo fare una vera e propria recensione di tale volume, ma piuttosto una semplice segnalazione, presentazione, dal momento che copia della terza edizione (marzo 2025) mi è giunta per Poste Italiane di recente, mercoledì 30 aprile (giornata che dal 1989 in poi dedico all’ANTIFESTA DEL LAVORO cioè a chi un lavoro ancora non ha, per le più svariate cause). Mi riprometto di scriverne una dignitosa recensione, dopo aver letto tutte le 448 pagine, che ho finito di sfogliare (con avidità) immediatamente dopo aver aperto il plico postale, spinto da una troppo accumulata curiosità. Non ti nascondo che mi sono emozionato … sia perché (appunto) ho aspettato da molto tempo tale libro e sia perché (come ben sai) questi sono i miei temi prediletti. Sfogliando, ho avuto la sensazione (anche visiva) che potrò trovare tante informazioni utili, così come sono arcisicuro che qualsiasi altro lettore resterebbe emozionato e stupito di quante meraviglie (spesso nascoste o non valorizzate) ha la nostra Calabria, specialmente come PRIMA ITALIA. Come da molto tempo dimostra pure il prof. Orlando Sculli di Ferruzzano (RC) dove è nato l’11 maggio 1946 (auguri per i suoi imminenti 79 anni).
In fondo, ritengo che tutti i calabresi che amano veramente la Calabria dovrebbero avere in casa questo libro di Massimo Tigani Sava, meglio se associato a quello, assai assai stupendo e imperdibile, della CALABRA LA PRIMA ITALIA che l’americana Gertrude Slaughter ha scritto nel lontano 1939 e che, per mio interessamento, pochi anni fa è stato tradotto in italiano da Sara Cervadoro e recentemente edito da Giuseppe Meligrana di Tropea (VV), il quale, proprio in questi giorni, lo presenta al Salone del Libro di Torino. Oggi stesso, lunedì 05 maggio 2025, spedirò in mattinata una copia omaggio dell’ALBERELLO ENOTRIO alla Biblioteca Pubblica Vincenziana di Davoli (CZ), assieme ad altri libri, per lo speciale SCAFFALE DELLA CALABRIA PRIMA ITALIA. Chi proprio non lo può acquistare, si può rivolgere ad una qualsiasi Biblioteca autorizzata al prestito inter-bibliotecario gratuito al fine di avere una copia a casa per un mese.
1 – LE PRINCIPALI TEMATICHE DELL’ALBERELLO ENOTRIO
Sfogliando le 448 pagine dell’ALBERELLO ENOTRIO ho contato sette capitoli, ognuno dei quali enumera alcuni paragrafi, mentre il volume si conclude con un saggio autonomo suddiviso in sei paragrafi. Ma eccoti l’elenco dettagliato da cui si può capire l’itinerario effettuato dall’Autore, il quale ha così dedicato tale sua fatica: “A mia Madre Maria Zema per gli immensi sacrifici di un’intera vita”. La Premessa (pagine 7 – 12): Il valore identitario distintivo dell’agroalimentare, del cibo e dell’enogastronomia di Calabria. L’Introduzione (13 – 16): Le caratteristiche “ragionate” di questo libro. Capitolo 1 (17 – 168): La civiltà degli Enotri, Re Italo e i Sissizi: le origini della Dieta Mediterranea (con 3 paragrafi e 8 sotto-paragrafi). Capitolo 2 (169 – 242): Enotria, Italìa, Magna Grecia, Brettii e infine Calabria: radici profonde, lunghe quattro millenni. Capitolo 3 (243 – 294): Enotria terra del vino al centro del Mediterraneo – La teoria dell’alberello enotrio.
Capitolo 4 (295 – 352): Magna Grecia: la realtà e il mito dell’opulenza di Sibari, l’universale Pitagora a Crotone, il legislatore Zaleuco a Locri Epizefiri (con 3 paragrafi). Capitolo 5 (353 – 368): La Repubblica Romana e il Senatus Consultum de Bacchanalibus. Flavio Magno Aurelio Cassiodoro e le Varie. Gioacchino da Fiore. Capitolo 6 (369 – 402): Bruno da Colonia, Tommaso Campanella, i viaggiatori del Grand Tour. Vincenzo Padula e “Il Bruzio”. Corrado Alvaro e l’orgoglio dei temi di vita sociale (con sei paragrafi). Capitolo 7 (403 – 407): Il “DNA” sociale e il valore delle radici identitarie. Poi segue il saggio autonomo: Porci Neri e cultura del maiale nella storia della Calabria tra le pagine di scrittori e viaggiatori (409 – 433). Infine, l’Indice delle Cose e dei Nomi occupa le pagine finali 434-436 cui segue l’Indice generale (437 – 439). Un’ultima emozione: sette foto a colori per descrivere l’alberello enotrio di alcune vigne di Cirò Marina KR, Saracena CS, Bianco RC e l’ultima foto è dedicata al maiale nero di San Demetrio Corone (CS). Sparse qui e là, nel testo, ci sono 13 foto in bianco e nero, alcune a tutta pagina. Le note dei 7 capitoli sono in tutto ben 766 e tante altre appartengono al “Saggio autonomo”.
2 – RE ITALO E LA GROTTA DI SAN GREGORIO A STALETTI (CZ)
Solitamente un cronista o un giornalista non dovrebbe tralasciare alcun dettaglio/curiosità sul tema di proprio interesse o trattazione. Così, annoto qui la leggenda che vuole Re Italo legato alla Grotta di San Gregorio, sita nella scogliera tra Pietragrande – Caminìa e Copanello in territorio del Comune di Stalettì. Questi luoghi erano da me frequentati negli anni della Scuola media (che frequentavo a Catanzaro Lido) con altri amici, tra cui i due fratelli Squillacioti di Montauro. Già da allora ero solito ascoltare da abitanti locali tale leggenda legata a Re Italo, che adesso, tornatami in mente, ho ritrovato al seguente link << https://www.instagram.com/calabria.travelers/reel/C4V6XBeotIy/ >>. Eccone il testo: << La leggenda narra che Re Italo, uscendo dalla Grotta di San Gregorio il cui ingresso si trova ai piedi della scogliera, gridò per la prima volta il nome Italia. Circa 3 millenni più tardi l’evento diede il nome alla Nazione>>.
A questo altro link << https://www.facebook.com/story.php?story_fbid=1102050848590790&id=100063576547400 >> puoi trovare la seguente frase nel Post: << Il Viaggio in Calabria – 31 ottobre 2024 – Grotta di San Gregorio a Caminia di Stalettì (CZ) La leggenda ci dice che il re Italo uscendo da questa grotta diede il nome all’Italia. Una mia curiosità: se si gira la foto dì 180 gradi la grotta ha la forma della CALABRIA >>.
Il mio amico Raffaele Froio di Stalettì (ma da decenni ristoratore in Isernia, nel Molise) cui giorni fa ho riferito tale leggenda, mi ha detto che altra leggenda si riferisce ad un gatto che dalla grotta di San Gregorio è sbucato nell’abitato di Stalettì.
Ciò mi ha ricordato un’altra simile leggenda “carsica” di un qualcosa che, inghiottito dal vortice vulcanico della Lacìna (dove adesso c’è il lago omonimo), è sputato alla copiosa sorgiva d’acqua vicino alla Torre di Sant’Antonio nei pressi della spiaggia di Santa Caterina dello Jonio (CZ). Nulla dice di Re Italo il seguente sito che riguarda proprio Stalettì: << https://www.visit-staletti.it/grotta-san-gregorio/ >>.
3 – IL TORO DI BADOLATO
Caro Tito, come ricorderai la scorsa domenica 27 aprile, al paragrafo 4 della << https://www.costajonicaweb.it/lettere-a-tito-n-606-news-dalla-calabria-prima-italia-e-gemellaggio-biblioteche-di-davoli-cz-e-corfinio-aq/ >> abbiamo conosciuto il TORO DI SIBARI (in bronzo) per come fotografato dall’amico Domenico Rovito (odontoiatra in Soverato). A questo punto, penso sia utile evidenziare (specialmente per chi ancora non lo avesse visto) il cosiddetto TORO DI BADOLATO, la cui foto del maestro Vittorio Conidi (probabilmente risalente al 1978 o immediati dintorni) ho riportato nel mio depliant “Badolato 4 dimensioni” edito dalla Pro Loco di Badolato nel luglio 1982. In sèguito tale immagine ho utilizzata per altri temi attenti alla CALABRIA PRIMA ITALIA in questa nostra rubrica o in altri similari contesti.
Quando sono stato Bibliotecario comunale a Badolato (primo incarico dal novembre 1981 al dicembre 1982) mi sono premurato (tra le tante innovazioni documentarie locali procurate, prima inesistenti) di scrivere al Ministero della Cultura ellenica ad Atene per chiedere informazioni su eventuali copie del TORO DI BADOLATO probabilmente presenti in Grecia. Da quel Ministero mi hanno risposto (inviandomi pure relativa foto) che esisteva presso un museo della Capitale un toro di bronzo del tutto simile a quello di Badolato (quasi sicuramente uscito dalla stessa officina nella medesima epoca, cioè nel 5° secolo avanti Cristo). Con una piccola differenza: il TORO DI ATENE (se così possiamo denominarlo) aveva le quattro zampe amputate, mentre quello di Badolato solo una era mancante. Il peso si aggirava attorno ai 3 kg. La frequente presenza di una iconografia del TORO in Calabria (Magna Grecia) e in Grecia ci può far pensare (come presuppongono tanti studiosi) che tale animale fosse IL TOTEM della PRIMA ITALIA (come “terra dei vitelli”) considerato pure che nel territorio calabrese esiste da oltre diecimila anni, inciso nella roccia, il TORO DELLA GROTTA DEL ROMITO IN PAPASIDERO (alto Tirreno cosentino, tra Scalea e Mormanno) proprio come “prototipo” di un territorio sempre ricco di vitelli.
4 – UN SALUTO E UN AUGURIO DI PACE PER TUTTI
Caro Tito, nel mondo ormai ci sono più arsenali militari attivi che granai. Più armi di distruzione di massa che aratri. Più prepotenti che benefattori dell’Umanità. Ciò che sta succedendo a Gaza e dintorni, in Ucraina, in Sudan e altre zone dell’Africa e del mondo è così raccapricciante che nessuno di noi (specialmente chi ha figli, nipoti e pronipoti) dovrebbe dormire sonni tranquilli. Già, diciassettenne (subito dopo l’ennesima biblica guerra del giugno 1967 tra Israele e i popoli vicini), angosciato da tanto spargimento di sangue (e tante tante distruzioni) ho scritto questi versi (all’interno della poesia DARE nella raccolta “Gemme di Giovinezza” andata poi in stampa il 13 dicembre dello stesso anno): << In tanto squilibrio di gente, l’oblio del tempo avvolge il mondo sonnolento nella sua pace stanca. Abbiamo smarrito la strada. Dagli abissi riecheggia la morte. Dai cieli si esalta la vita. Dove dove dunque andiamo noi? >>.
Non ci potremo mai e poi mai rassegnare o arrendere alla violenza, di qualsiasi tipo; tanto meno di quella delle guerre che devastano popoli e territori. Tuttavia, dolore si aggiunge dolore … quello del silenzio dei popoli che ancora vivono in pace ci strazia ancora di più. Vista la gravità dei tempi e delle situazioni, ci dovrebbe essere una sollevazione generale nel mondo per cercare di fermare la corsa al riarmo (che non può che sfociare inevitabilmente in atroci conflitti). Non so se mancano leader capaci di galvanizzare i popoli alla ribellione contro armi e guerre oppure se i popoli sono così narcotizzati e paralizzati che non riescono nemmeno a muovere un dito. Fatto sta che le cose peggiorano di giorno in giorno. Quindi, voglio concludere questa “Lettera 608” con un saluto ed un augurio di speranza concreta e vera. Basta armi! Basta guerre! Tanta cordialità e tanta pace per tutti. Alla prossima (speriamo) “609”. Un abbraccio!
Domenico Lanciano (www.costajonicaweb.it)