di Francesco Marrapodi
Esiste l’America della colazione di primo mattino: l’America del cappuccino, forse anche del cornetto. Un’America tutta calabrese!
Perché, in realtà, non fu un americano a introdurre il cappuccino negli Stati Uniti. A scrivere questa pagina di storia fu un calabrese: Domenico “Mimì” Parisi, originario di Reggio Calabria.
Emigrato negli anni Venti a New York, Parisi iniziò la sua vita americana come barbiere. Nel retrobottega del suo salone offriva un espresso ai clienti in attesa: un gesto semplice che presto diventò un’idea rivoluzionaria. Con i risparmi accumulati acquistò in Italia una macchina per caffè espresso La Pavoni del 1902, alimentata a carbone, e nel 1927 aprì il Caffè Reggio al 119 di Macdougal Street, nel cuore del Greenwich Village.
Fu lì che per la prima volta gli americani assaggiarono il cappuccino. Una miscela cremosa di caffè e latte montato, servita con orgoglio e passione, che conquistò subito i palati dei newyorkesi e si diffuse a macchia d’olio in tutto il Paese.
Il locale divenne presto un punto di riferimento culturale. Arredato con un panchina rinascimentale proveniente da un palazzo dei Medici e opere attribuite alla scuola di Caravaggio, il Caffè Reggio non era solo un bar, ma un angolo d’Italia a New York. Non a caso è stato scelto come set cinematografico da registi come Francis Ford Coppola (Il Padrino – Parte II), Sidney Lumet (Serpico), fino ai fratelli Coen (Inside Llewyn Davis).
Oggi, quasi un secolo dopo, il Caffè Reggio è ancora aperto, guidato da una nuova generazione, e custodisce la storica macchina La Pavoni, simbolo di quella prima, memorabile tazza di cappuccino servita negli Stati Uniti.
La prossima volta che berrete un cappuccino a New York o in qualsiasi parte d’America, ricordate: tutto ebbe inizio con il sogno di un giovane emigrato calabrese che, con coraggio e ingegno, trasformò una bevanda in un mito globale.