La recente visita di Matteo Salvini in Calabria, leader della Lega, è tutta da interpretare sul piano politico. Forte il sostegno ad Antonino Minicuci quale candidato sindaco di un centrodestra ritrovatosi unito dopo qualche resistenza da parte di porzioni importanti di Forza Italia. Si sa peraltro che rispetto alla candidatura Minicuci sia la capogruppo regionale della Lega, Tilde Minasi, sia il vice presidente Nino Spirlì, avevano sostenuto ipotesi alternative. Ma vista la fermezza di Salvini, Minasi e Spirlì hanno compiuto una precipitosa ed evidentemente imbarazzata marcia indietro politica.

Nell’impegnativo itinerario partito con un lungo spostamento sulla famigerata Statale Jonica 106, emergenza annosa che ormai il leader della Lega riprende in ogni suo comizio in Calabria, Salvini si è fermato per diverse ore a Crotone, Catanzaro e Reggio Calabria. Immersione tra la gente e tra i lavoratori, com’è sua abitudine consolidata, e sequela di lamentele su una Regione Calabria che non è ancora riuscita a dare il senso della tanto attesa svolta. La scusa della Covid-19 non basta più. I pescatori di Crotone, in lotta per il riconoscimento delle royalty che l’Eni trasferisce quale indennizzo per l’estrazione del gas in mare, hanno detto chiaramente a Salvini che da mesi attendono di poter interloquire con la Regione Calabria. Gli operatori del settore turistico e dell’intrattenimento incontrati a Catanzaro hanno riferito a Matteo Salvini di non aver condiviso i decreti e le disposizioni firmati dalla presidente Jole Santelli. Si potrebbe continuare nell’elenco, come nel caso dell’emergenza rifiuti che per quanto sia da collegare all’attività dei singoli Comuni coinvolge anche, fortemente, la capacità di programmazione della Regione Calabria. L’emergenza rifiuti, a quasi un anno dall’insediamento della Giunta di centrodestra guidata dalla Santelli, è ancora tale. Anzi, per certi versi è anche peggiorata.
Salvini ascolta, recepisce, metabolizza. Significativo il silenzio del vice presidente Nino Spirlì, espresso dalla Lega e ritenuto molto vicino alla presidente Jole Santelli. Spirlì è stato presente a tutte le tappe di Salvini (Crotone, Catanzaro, Reggio Calabria) ma non ha detto una parola in pubblico. Un silenzio “rumoroso”. Un silenzio voluto? Spirlì avrebbe potuto sfruttare la ghiotta occasione politica per tuonare contro un governo di centrodestra che non ha ancora innestato la marcia giusta, a partire dal nodo cruciale del rinnovamento profondo che tutti si aspettavano in riferimento alla macchina burocratica. Spirlì avrebbe potuto far pesare la presenza politica della Lega nella maggioranza di centrodestra che governa la Regione, e far emergere tante incoerenze politiche. E invece nulla, zitto. Neanche una parola ufficiale per far capire che la Lega, secondo le promesse fatte agli elettori, dovrebbe essere motore reale di cambiamento in Calabria e al Sud. Qualcuno si chiede: ma Spirlì ha la volontà di opporsi all’impostazione politica impressa da Jole Santelli e quindi di tenere alta la bandiera della Lega? Perché Spirlì non è mai intervenuto pubblicamente contro scelte della Santelli e soprattutto per spiegarle che le cose alla Regione non vanno nella direzione giusta?

Giorgio Barbuto