Pomodori pelati crudi schiacciati a mano, niente salsa passata o cotta, sul pomodoro dadini di fiordilatte rinsecchiti di qualche giorno prima, una manciata di parmigiano, un pizzico di pecorino, con l’oliera di rame si versava olio extra vergine di oliva quanto bastava con al centro due foglioline di basilico. La forma rotonda della bandiera italiana: bianca, rossa e verde. Il pizzaiolo con il grembiule unto e il volto sudaticcio, con la pala metteva nel forno le piccole teglie, un paio di minuti per il primo giro di cottura e poi il completamento sull’altro lato della circonferenza.
Bastavano in totale 4-5 minuti e le due pizze margherita erano pronte: si toglievano dal forno, si adagiavano sul bancone di marmo, due pizzicate ai lati del cerchio per ottenere due mezze lune, poi si mettevano ancora bollenti l’una sull’altra e si avvolgevano in un foglio di carta oleata bianca. Sotto alle pizze, ancora bollenti, non c’era nessun vassoio, stavano a contatto diretto tra di loro. Due pizze, duemila lire. Dopo il tragitto a piedi, appena arrivati a casa, con le mani ancora ustionate perché all’epoca non si usava metterle dentro le buste di plastica ma dentro un cartoccio, si notava che la mozzarella fusa al pomodoro risultava appiccicata alla carta oleata e questo rappresentava il primo assaggio, solo dopo essersi ustionati il palato, si passava alla degustazione vera e propria. Eravamo negli anni 80, a Siderno. Ma quanta felicità la domenica sera, bastava una semplice pizza margherita da mangiare a casa…
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foto tratta dal web