È andato in onda il 22 maggio su Striscia la Notizia un servizio che ha sollevato interrogativi pesanti sull’operato della Calabria Film Commission, ente pubblico preposto alla promozione del cinema e dell’audiovisivo in regione. Al centro del reportage dell’inviato Michele Macrì, la gestione di circa 25 milioni di euro nell’arco degli ultimi cinque anni. Una cifra importante che, secondo il programma satirico di Canale 5, sarebbe stata amministrata senza la necessaria trasparenza, in contrasto con quanto accade in altre realtà regionali.
Uno degli aspetti più contestati riguarda la consultabilità degli atti pubblici. Il sito ufficiale della Film Commission calabrese, ha denunciato Macrì, rende disponibili le delibere e le determine solo in formato immagine e non in modo scaricabile e leggibile in chiaro, rendendo di fatto difficile la verifica e la consultazione da parte di cittadini e giornalisti. Un confronto impietoso con regioni come la Campania, dove invece ogni atto è accessibile in maniera intuitiva e completa.
Tra i casi specifici citati nel servizio, una voce di spesa da 560.000 euro ha suscitato particolare clamore. Denominata genericamente come “opera d’arte unica”, la cifra ha lasciato interdetti anche i telespettatori: l’inviato ha chiesto conto di questa spesa direttamente al presidente della Calabria Film Commission, Anton Giulio Grande, il quale ha dichiarato di non ricordare nello specifico a cosa si riferisse.
Immediata la replica dell’ente, che ha chiarito in un comunicato ufficiale come quella somma sia stata destinata alla realizzazione di scenografie permanenti a Lamezia Terme per la nuova serie televisiva Sandokan, una produzione internazionale realizzata da LuxeVide in collaborazione con la Rai. Le scenografie, ha spiegato la Fondazione, rappresentano un investimento strategico in grado di lasciare sul territorio strutture e risorse utili anche per future produzioni.
Sul fronte della trasparenza, la Calabria Film Commission ha ribadito che il proprio operato è conforme alle normative vigenti, in particolare al Decreto Legislativo n. 33 del 14 marzo 2013. Le informazioni sugli appalti, ha specificato, sono regolarmente inserite nella banca dati dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC), accessibile al pubblico.
Nonostante la difesa dell’ente, il caso ha riacceso il dibattito sulla gestione delle risorse pubbliche in ambito culturale e sull’importanza di garantire una reale accessibilità agli atti amministrativi. In una regione che punta molto sulla valorizzazione del proprio patrimonio attraverso il cinema e l’audiovisivo, la credibilità delle istituzioni coinvolte passa necessariamente anche dalla trasparenza e dalla chiarezza nella gestione dei fondi.
Il servizio completo è disponibile sul sito ufficiale di Striscia la Notizia, dove sono raccolti tutti gli elementi dell’inchiesta. Nel frattempo, l’opinione pubblica e le forze politiche locali restano in attesa di eventuali approfondimenti istituzionali o parlamentari sulla vicenda.
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