Correva il 2019, mese più mese meno, quando presi parte a un evento organizzato per presentare il libro su Sergio Marchionne scritto dal giornalista Luca Ponzi che in quei giorni aveva appena lasciato (o stava per lasciare, non ricordo) la direzione dei servizi giornalistici di Rai Calabria.

Tralascio di dire della mediocrità che vi si respirava e dell’improvvisazione che caratterizzó quel momento di infima divulgazione.
Di quel libro, come sempre o quasi avviene, nessuno aveva visto neanche la prima di copertina, nessuno, dunque, ne aveva letto una sillaba e parecchi non sapevano nemmeno chi fosse il manager glorificato post mortem per tabulas e per tutti l’autore del panegirico era un perfetto Carneade.

Io mi misi comodo nella fila di quelli che non conoscevano l’autore perche tutti i posti riservati a chi non conosceva Marchionne erano occupati.
Adatto all’occasione il celebre aforisma di Bertold Brecht: -Mi sono seduto dalla parte del torto perché tutti gli altri posti erano occupati.-
Come sempre avviene, dicevo, al termine di una introduzione ‘mpiccicàta c’a sputazza del fine dicitore di corvée che presiedeva la presentazione ci fu la concione dell’autore il quale -excusatio non pentita, accusatio manifesta- si profuse in mille supercazzole per tentare, non riuscendoci!, di convincere gli astanti che a lui di ingigantire la figura di Marchionne non fregava niente ma che quella era la realtà e quella lui raccontava.
Poi arrivó il momento in cui i presenti furono invitati a dire la loro e, siccome nessuno, naturalmente, sapeva di che c. . . o si stesse parlando, azzardai: -Che lei sappia, quanto risponde a verità la notizia secondo la quale, la notte prima che FCA comprasse a peso d’oro Chrysler, Barack Obama l’aveva offerta a gratis a Ford per evitare che l’Amministrazione degli Stati Uniti dovesse farsene carico dopo averci smenato ottanta miliardi di dollari per salvarla dalla bancarotta e Ford ha risposto “No, grazie!”?-
Altre supercazzole e altre arrampicate sui vetri che nemmeno Edilizia Acrobatica.
Gli effetti della politica del grande Marchionne oggi sono sotto gli occhi di tutti.
Non fossero bastate le delocalizzazioni in Paesi dove la manodopera è a prezzi da fame e ai licenziamenti negli stabilimenti italiani dopo tutti i contributi e le sovvenzioni statali che FIAT ha incamerato nei decenni, la sede legale di Stellantis che controlla FCA è stata eletta in Olanda dove la tassazione sugli utili è pressoché nulla, dove gode di un diritto societario molto più semplificato del nostro e dove l’azionista di maggioranza ha potere decisionale superiore al 50%.
Non è dato conoscere la logica che permette l’esistenza di questi paradisi fiscali all’interno di una UE che pretende che anche le banane abbiano le medesime dimensioni in tutti gli Stati membri ma, evidentemente, la cosa va bene a tutti al punto che le grandi aziende fanno a gara per trasferirsi nel paese dei tulipani.
Mediaset, per dire, si è aggregata di recente andando a raggiungere ENI, ENEL e FERRARI che già facevano compagnia a Google e Uber.
Mi si dirà: cosa vuoi saperne di finanza aziendale tu che sei un privato?
Nel senso di privato proprio di tutto.
Eppure, nel mio piccolo, un rimedio contro le fughe all’estero di quelle aziende che hanno socializzato le perdite e diviso gli utili tra gli azionisti l’avrei trovato già da tempo. Hai preso i soldi dallo Stato?
Hai messo in cassa integrazione e licenziato gli operai?
Hai chiuso catene di produzione per economizzare?
Ora vuoi portare la tua sede dove ti pare?
Benissimo, lascia tutto qui in Italia e vatten’a ffa ‘n c. . o!
Mi pare onesto.

Sergio Salomone