E, siccome tutti ne parlano, voglio dire anche io la mia su Fazio Fabio come lo chiamava Cetto Laqualunque.
Detto che, stando ai si dice, il nostro Fabio -al quale va tutta la nostra invidia per come a sessant’anni si conservi uguale al ragazzotto che conduceva l’Orecchiocchio, il programma per giovani di Rai3 agli inizi degli anni ’80- non é stato cacciato dalla Rai ma è andato via di sua iniziativa perché la Warner Bros. gli darà un bel po’ di soldini in più rispetto a quanti gliene davano in Rai. Che già non erano pochi.
Detto che è del tutto imprecisa la narrazione (termine che ormai usano anche “i petri da via”) secondo la quale ha lavorato in Rai per quarant’anni perché già in precedenza il Fabio aveva fatto il salto della quaglia a Telemontecarlo salvo poi essere rispedito alla casa madre da Tronchetti Provera perché gli costava più di quanto non producesse.

Riguardo al tutto detto, dunque, sorge spontanea una domanda alle prefiche che gridano all’occupazione della Rai -cosa, peraltro, che chiunque ha fatto e loro di più-: se alla Destra che considerava Fazio fazioso -nomen omen- rispondevate scandalizzate che la sua trasmissione Che Tempo Che Fa era imparziale e equilibrata, com’è che all’improvviso è diventata un simbolo del dissenso nei confronti del Governo in carica?
E zuppa o è pan bagnato?
Perché devono sapere che il mio prof di Filosofia a meditare su questo dilemma ci ha perso il sonno e non si può liquidare con uno slogan.

Sergio Salomone