Aristide Bava

Il vino Greco di Bianco tra storia, leggenda e verità. Questo particolare tipo di vino è un Doc passito e passionale, il vino Greco di Bianco.

È indicato come uno dei vini più antichi del mondo.  Si ritiene che il primo tralcio sia arrivato in Calabria, nel territorio di Bianco, già nel VII secolo a.C., quando i Greci sbarcarono presso il promontorio Zefirio (oggi chiamato Capo Bruzzano). La pianta trovò, lungo questo tratto di terra,  caratteristiche climatiche simili a quelle d’origine. È conosciuto anche come “il nettare degli Dei” e a questo eccezionale passito vengono anche attribuite caratteristiche afrodisiache.

La leggenda racconta  che all’ esercito di 10.000 Locresi che  sconfisse un contingente di 130.000 uomini di Crotone nel 560 a C, era stato somministrato nelle fasi precedenti alla battaglia proprio  del vino Greco di Bianco. viene indicato anche come  Elisir di lunga vita, ricco e vellutato nella struttura,  presenta un bouquet aromatico che ricorda i fiori d’arancio, agrumi e note di erbe di fondo che si accentuano con l’età.

Il Vino Greco di Bianco ha ottenuto la classificazione Doc nel 1980 ma anche se è abbastanza conosciuto non tutti sanno che si porta appresso  una caratteristica particolare: Il Vino Greco di Bianco si può produrre solo nel territorio del Comune di Bianco  e in parte del Comune di Casignana e, quindi, soltanto in questa parte della  sola provincia di Reggio Calabria. I produttori del  “Greco di Bianco”  tengono legittimamente  a questa precisazione,  oggetto di un disciplinare di produzione dei vini a denominazione di origine controllata approvato con un Dpr.  18.06.1980 che non ammette remore.

Il disciplinare indica anche che la denominazione “Greco di Bianco” è riservata al vino che risponde alle condizioni e ai requisiti stabiliti nel disciplinare e precisa che deve essere ottenuto esclusivamente dalle uve provenienti dai vigneti composti dal vitigno Greco bianco minimo 95% ed è ammessa la presenza nei vigneti di non più del 5% di uve a bacca bianca provenienti da altri vitigni idonei alla coltivazione per la Regione Calabria.

Al di là degli aspetti tecnici riservati agli esperti il disciplinare indica anche le zone di produzione, ovvero: «in prossimità della stazione ferroviaria di Ferruzzano, il limite segue il confine del comune di Bianco in direzione ovest prima e nord poi, fino a raggiungere la quota 162, da qui continua  per la strada comunale di Crocefisso, attraversa il vallone Crivina ed entra nel comune di Casignana quindi passa per le quote 142,145,140 fino a raggiungere la quota 180 che rappresenta il punto  di incrocio con la mulattiera Serro Matteo; da detto incrocio scende per le quote 176,80,75, 50 attraversando quella mulattiera e toccando la sponda destra della Fiumara Buonamico. Da detto punto fiancheggia sulla destra della fiumara fino alla foce sul mare ionio. Segue la costa in direzione sud fino ad incrociare, poco prima della stazione di Ferruzzano, il punto sul confine comunale di Bianco da dove è iniziata la delimitazione».

Ecco perchè la produzione di questo vino ( a meno che non si tratti di imitazione) è particolarmente limitata.Peraltro sino a qualche anno addietro era imbottigliato in una caratteristica bottiglia oggi molto ricercata dai collezionisti.

E del vino Greco di Bianco si parlerà anche in un convegno che avrà luogo lunedì 6 marzo presso la sede della Città Metropolitana di Reggio Calabria sul tema Vini reggini – il mediterraneo del vino calabrese. Sarà anche una buona occasione per la degustazione del vero “Vino Greco di Bianco” che, appunto, prodotto in un ristretto territorio ( pochi chilometri quadrati) lo rende praticamente introvabile presso i classici canali di distribuzione. La produzione molto limitata ne fa una preziosità di gusto. La Locride è anche questo.