di Giovanni Padalino

Il 29 di marzo è una data importante per la giustizia italiana: Francesco Schiavone, figura di spicco del clan dei casalesi, ha deciso di pentirsi.
Un boss come Schiavone che decide di collaborare con la giustizia, significa che la legge italiana potrà contare su nuove testimonianze e riaprire altre nuove ed importanti indagini.
Schiavone è detenuto al 41 bis dall’ 11 luglio del 1998, ed proprio da quella data, che il boss di Casal di Principe non ha voluto mai assolutamente confidarsi con nessuno.
Abbiamo voluto intervistare lo scrittore Bruno De Stefano, esperto di criminologia e noto autore di numerosi libri, occupandosi spesso di criminalità organizzata.

Dottor De Stefano, una data importantissima per la giustizia italiana, Francesco Schiavone ha deciso di collaborare con la giustizia.
Secondo lei per quale motivo ha deciso di fare questo?

È difficile interpretare una scelta del genere perché, rispetto ad altre, è arrivata dopo un lunghissimo periodo di detenzione. In genere gli altri boss hanno imboccato la stessa strada in tempi decisamente più brevi, talvolta dopo aver “assaggiato” la durezza della carcerazione al 41bis. I motivi potrebbero essere diversi, quindi per ora è meglio non sbilanciarsi.

La fedeltà nella criminalità è sempre stato un elemento significativo.
Lei si è spesso occupato in maniera approfondita di criminalità organizzata, scrivendo numerosi libri.
Quali sono i motivi per cui un boss decide all’improvviso di collaborare?

Indubbiamente si tratta quasi sempre di una scelta di mera convenienza, del resto la legge sulla collaborazione è fatta in maniera tale da offrire degli vantaggi non da poco: chi rischia l’ergastolo, il 41bis o condanne pesanti non può restare insensibile di fronte alla possibilità di pagare un prezzo tutto sommato ragionevole per le atrocità che ha commesso. Questo discorso vale soprattutto per chi non è ancora vecchio, perché c’è la possibilità di vivere una seconda vita dopo aver bruciato la prima. I casi di autentico pentimento, invece, sono davvero pochi.

Criminalità organizzata e politica:spesso queste due parole si sono ritrovate sulle prime pagine dei giornali.
Quindi sappiamo bene che le mafie spesso riescono ad entrare soprattutto nella pubblica amministrazione.
Questo pentimento potrebbe fare emergere qualcosa di ancora nascosto del mondo della politica?

Da questo punto di vista Schiavone di cose da raccontare ne avrebbe parecchie. Non dimentichiamo che i rapporti tra il clan dei Casalesi e la politica sono stati storicamente intensi; molte vicende sono già emerse, ma Schiavone potrebbe fare nomi e cognomi di un certo peso e illuminare le zone d’ombra che ancora permangono.

 

Una domanda importante:speranza di tutti.
Un giorno si riuscirà a sconfiggere la camorra?

Quando si parla di certi fenomeni – come appunto le mafie – è preferibile mettere da parte la speranza e le reazioni emotive, e osservare la realtà per quella che è. Per tornare alla domanda, io propongo un altro quesito: c’è davvero la volontà di sconfiggerla?