Il Covid 19 è più pericoloso e letale dove c’è un alto livello di inquinamento. A sostenere un’ipotesi già avanzata nei giorni scorsi, oggi arriva una specifica ricerca dell’Università di Harvard, condotta dall’italiana Francesca Dominici e pubblicata sul Corriere. La ricerca rivela come gli effetti di Covid-19 siano più letali nelle zone in cui c’è un maggior inquinamento atmosferico da polveri sottili. E questa potrebbe essere una delle ragioni (assieme alla tempistica degli interventi restrittivi) per cui la Calabria non ha dovuto affrontare un bilancio molto più drammatico.

«Abbiamo scoperto che sul lungo periodo – spiega Dominici al Corriere – basta una differenza di un microgrammo nella media di pm 2,5, il particolato ultrasottile, per aumentare il tasso di mortalità del nuovo coronavirus del 15%». Le pm 2,5 sono le “polveri sottili”, le micro particelle inquinanti e cancerogene prodotte da scarichi industriali, delle auto e dei riscaldamenti. I danni polmonari prodotti dalle polveri sottili sono noti da tempo: queste particelle sono così piccole che riescono a penetrare negli alveoli dei polmoni e poi nel sangue. E se un virus aggressivo come il Covid 19 attacca polmoni già danneggiati, è chiaro che i suoi effetti sull’organismo diventano molto più severi.

Lo si ipotizzava, certo, ma adesso l’ipotesi viene corroborata dai dati numerici della “biostatistica”, che ha rivelato una associazione tra inquinamento e pericolosità del nuovo coronavirus. «Se una persona vive per decenni in un luogo dove ci sono livelli alti di particolato – prosegue Dominici – ha una maggiore probabilità di sviluppare sintomi gravi. È un risultato che non ha sorpreso chi studia gli effetti delle polveri sottili sulla salute. Sappiamo già che l’esposizione di lungo periodo al microparticolato causa infiammazioni ai polmoni e problemi cardiocircolatori. E sappiamo che le persone con problemi al sistema respiratorio e cardiocircolatorio contagiate da Covid-19 hanno un tasso di letalità più alto». Si spiegherebbe così – almeno in parte – anche ciò che è successo nel nord Italia, visto che la pianura  padana è una delle zone più inquinate d’Europa, e questo potrebbe avere avuto un ruolo importante anche nell’alto numero di vittime che si sono registrate in Lombardia.

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