di Francesco Marrapodi
Lex segretario della CISL Luigi Sbarra, figlio orgoglioso della Locride, entra a far parte del governo Meloni. Un terremoto politico-sindacale che ridisegna gli equilibri nazionali.
Da Pazzano, cuore tenace della Calabria ionica, ai vertici dello Stato: Luigi Sbarra, già segretario generale della CISL e figura di riferimento del sindacalismo cattolico, è stato nominato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni nuovo sottosegretario con delega al Sud. Un incarico strategico, nel momento in cui il Mezzogiorno torna al centro della scena politica nazionale.
Non si tratta di una semplice nomina tecnica. È un gesto carico di significati politici e simbolici. A soli quattro giorni dal referendum, Meloni affida a un uomo del Sud, cresciuto nelle lotte sociali e sindacali, il compito di interpretare e guidare una nuova stagione per il Meridione. Un Meridione che chiede voce, risorse e visione.
Sbarra, che ha appena passato il testimone alla nuova segretaria CISL Daniela Fumarola, entra in squadra come “indipendente”, ma con un bagaglio politico e umano che parla forte e chiaro: quello del lavoro, delle famiglie, della coesione sociale. La sua vicinanza alla premier non è un mistero — già evidente nell’ultimo grande evento della CISL che li ha visti fianco a fianco — e ora si concretizza in una scelta che spiazza e scuote.
La triplice sindacale non è più la stessa. Con Sbarra a Palazzo Chigi si apre un nuovo fronte: il sindacato torna a dialogare con il potere, ma su un altro terreno, e da un’altra angolatura. Il suo radicamento nel mondo dei pensionati — oltre 400mila iscritti nella CISL — e la sua posizione centrista rappresentano un ponte tra il mondo del lavoro e la politica, tra il Nord e il Sud, tra la piazza e le istituzioni.
Si era parlato di una candidatura con Fratelli d’Italia, come punto di riferimento per un’area moderata e popolare all’interno del partito della Fiamma. Ma l’accelerazione degli eventi ha svelato un disegno più ambizioso: portare la voce del Sud e dei suoi lavoratori direttamente al cuore del governo.
Con Luigi Sbarra, il Sud non è più soltanto un capitolo nei programmi elettorali: è una delega strategica, una missione politica, una bandiera da difendere. E il sindacalista calabrese ha ora il compito — e l’occasione — di trasformarla in visione e in potere.