Di Giovanni Padalino

Un libro del passato che riflette il presente, caratterizzato da storie segnate da vere testimonianze.
Lettere al fronte così si intitola la nuova opera di Gianluca Amatucci, giornalista e scrittore che ha voluto dedicare il suo lavoro ad un testo di una storia vera.

Lettere dal fronte è un libro da un monologo nasce l’idea di un libro. Racconta un pezzo della vita di Gianluca Amatucci, racconta la guerra, le guerre, i protagonisti, la gente comune, ma parla anche di ricerche affannose per scoprire nomi, luoghi, fatti e riportare alla luce persone che non ci sono più, per raccontarne le storie e le emozioni che ancora oggi i familiari provano parlando di questi soldati. “Lettere dal fronte” è un racconto appassionato delle esperienze dell’autore maturate nelle sue ricerche e dei sentimenti che prova e ha provato nel corso del componimento di questa sua opera dedicata a tutti, non soltanto agli appassionati della materia. Nel libro il giornalista avellinese da sempre appassionato agli studi sulla guerra, i conflitti nei vari luoghi del mondo, emergono le ragioni ma anche il dialogo teso ad evitare che possano scaturire nuovi conflitti tra stati e popoli. E’ un racconto di quanto accaduto ai soldati italiani nella prima e seconda guerra mondiale corredato di alcune lettere degli stessi militari citate a ricordo di quello che è stato e che mai dovrebbe ripetersi ma al tempo stesso, con la sua scrittura e le sue riflessioni si spinge oltre nel tempo e si avvicina ai nostri giorni parlando anche delle missive dei soldati italiani impegnati nelle missioni di pace all’estero. Spazio anche alle lettere dei bambini ucraini che chiedono a gran voce che cessi l’orrore della guerra che insanguina il cuore dell’Europa. Mai lasciare nell’oblio voci, persone, fatti. Un lavoro che si fa a poco a poco vita: la guerra vista con gli occhi del cuore e dell’anima, attraverso la voce pacata ed ardente di chi l’ha vissuta, frasi che portano in sé un significato profondo che l’autore fa suo, trasformando se stesso in latore delle vicende, delle paure e delle incertezze, ma anche di un impegno forte e determinato nella consapevolezza di ESSERCI. Un progetto utile a raccontare cosa è stata la guerra per la nostra nazione e le nostre genti ma anche per lanciare un grido, un appello rivolto alla pace. Gianluca Amatucci riporta alla superficie sogni spezzati, attese interminabili della fine di una sofferenza atroce, che non si riesce ad esprimere se non con frasi semplici, dietro cui si cela un mondo, una ridda di domande a cui è impossibile dare una risposta. “Scrivetemi molto, perché desidero leggervi molto” sono le parole che si ripetono nelle varie lettere che rappresentano un disperato e accorato bisogno di vicinanza e di sostegno affettivo, nella desolata solitudine di una guerra che sembra non avere fine. Fondamentale si rivela il bisogno di non interrompere il legame con la propria famiglia e la propria terra, “l’Italia per la quale combattiamo”, pur nella sensazione di essere lasciati soli. Nelle parole delle lettere dei partigiani, emerge prepotente il senso di dignità e forza, nonostante la condanna a morte e viene enfatizzato l’orgoglio nel dare un figlio alla Patria. Le lettere dei militari dall’Afghanistan scuotono forse maggiormente le nostre coscienze e alcune frasi inducono alla commozione, soprattutto quando sono rivolte ai propri figli: “qui i bambini non sono fortunati come te”.

Le lettere dei bambini ucraini, innocenti e costretti ad assistere a scene terribili: l’unica risposta è stare in silenzio a riflettere su queste parole. L’autore, nelle pagine del suo libro è riuscito a racchiudere il dolore del mondo, causato dalle guerre e ci fa entrare in qualche modo nei pensieri di quegli uomini che soffrono.