La carruba è un frutto dal sapore dolce e inconfondibile, che racchiude in sé secoli di storia, tradizione e benessere. Originaria delle regioni mediterranee, questa pianta straordinaria cresce spontaneamente anche in Calabria, dove ha trovato un habitat ideale grazie al clima mite e ai terreni calcarei. In particolare nella Locride, la carruba non è solo una pianta utile: è parte integrante del paesaggio, della cultura e della memoria collettiva.

Passeggiando per i paesi di questo angolo di Calabria, non è raro imbattersi in alberi di carrubo che costeggiano vecchie strade, adornano giardini pubblici o crescono rigogliosi nei pressi delle abitazioni( a Gioiosa Ionica gli alberi di carruba si trovano nella Collinetta dei Pini e nel Giardinetto vicini alla scuola primaria). Il loro portamento maestoso, le foglie coriacee e lucide, i lunghi baccelli bruni che pendono dai rami come frutti dimenticati dal tempo: tutto in questi alberi evoca un legame antico con la terra.

Eppure, nonostante la sua diffusione e il suo potenziale, la carruba continua a essere un frutto poco valorizzato. È vista spesso come una curiosità del passato, un ricordo d’infanzia, piuttosto che una risorsa agricola e alimentare da promuovere. In realtà, la carruba è oggi più attuale che mai: è naturalmente dolce, ricca di fibre, priva di glutine e povera di grassi. La polpa può essere trasformata in farina, ideale per preparare dolci, biscotti e pane, mentre dai semi si ricava un addensante naturale molto usato anche nell’industria alimentare e cosmetica.

Un tempo, nelle case dei nostri nonni, la carruba veniva data ai bambini come spuntino. Era il “cioccolato dei poveri”, una dolcezza rustica, economica, ma straordinariamente nutriente. Oggi, paradossalmente, la carruba è tornata in auge tra chi cerca prodotti sani, sostenibili e alternativi allo zucchero e al cacao. Il suo sapore, simile a quello del cioccolato ma più morbido e delicato, la rende ideale per chi segue diete naturali o ha intolleranze.

Il nostro personale legame con la carruba affonda le radici nell’infanzia. Ricordiamo ancora quando, da ragazzini, andavamo sulla Collinetta dei Pini a Gioiosa Ionica. Era il nostro piccolo paradiso, un angolo di natura incontaminata dove trascorrevamo interi pomeriggi a giocare, ridere e raccogliere carrube. Le staccavamo direttamente dai rami, le pulivamo con le mani e le mangiavamo lì, sotto l’ombra degli alberi, con la semplicità e la felicità tipiche dei bambini. Quel sapore, unico e inconfondibile, ha il potere ancora oggi di riportarmi indietro nel tempo.

Valorizzare la carruba significa anche riscoprire una parte della nostra identità, riconoscere il valore di ciò che la terra ci offre in modo spontaneo e sostenibile. È un invito a tornare alle origini, a dare nuova vita alle tradizioni contadine, a promuovere una cultura alimentare più consapevole.

Forse è il momento di guardare alla carruba non più come un ricordo del passato, ma come una risorsa del futuro. In un mondo che cerca alternative sane e naturali, la carruba può tornare protagonista nelle cucine, nei mercatini locali, nelle sagre, nei progetti di valorizzazione del territorio. Perché dietro ogni frutto c’è una storia, e quella della carruba è una storia che merita di essere raccontata.

fonte e foto pagina fb GIOIOSA IONICA (RC)