Si intitola “Emigranti” ed è il nuovo spettacolo costruito dai musicisti calabresi Bruno Siciliano e Daniele Mangiola che si avvalgono nell’occasione dell’assistenza tecnica del Piccolo Teatro Umano e delle musiche originali di Daniele Mangiola e Fabio Macagnino. Questo spettacolo, almeno per quest’anno, verrà proposto in tour per le scuole superiori di Calabria, Sicilia e Puglia. La “prima” andrà in scena a San Francesco a Gerace il 12  novembre ore 18,00. Lo spettacolo sarà rappresentato gratuitamente e saranno invitati tutti i presidi  e gli operatori scolastici calabresi. La trama della storia riguarda due uomini “senza nome”, due emigranti (un operaio nostalgico/ignorante e un intellettuale amareggiato/deluso) che vivono l’ultimo giorno dell’anno nella solitudine della loro tana/scantinato in una grande città straniera, mentre dai piani superiori del palazzo arrivano i suoni della festa. Una storia senza tempo, una qualunque storia di emigranti che spostandosi (dalla Calabria o dal Marocco o da qualsiasi altra parte del mondo) alla ricerca di fortuna spesso sono stati vittima di razzismo, intolleranza, o della loro stessa solitudine: una storia che ci appartiene. In emigranti, uno dei lavori di Slavomir Mrozek più amari, sferzanti ed immediati, veniamo condotti nel sottoscala di una grande città “occidentale”, e cioè contrapposta al blocco sovietico come potrebbe essere Roma, Parigi, New York o Buenos Aires. Un non luogo in cui la miseria non è una parola da tradurre ma un dato di fatto di quotidianità disperate. All’interno di questo ambiente privo di finestre si muovono due personaggi indicati nel testo con i nomi convenzionali di “Aa” ed “Xx”. Come si comprende sono due uomini agli antipodi per estrazione sociale, culturale, speranze e stile di vita. Quello che però pur unendoli li differenzia in maniera profonda è l’esperienza dell’emigrazione, che ha messo insieme in maniera paradossale un “uomo del popolo” che ha lasciato la patria per ragioni economiche e un “intellettuale” che è invece fuggito per motivi politici. Due mondi che normalmente non si sarebbero mai incontrati vengono così accostati dalla necessità e la situazione che ne scaturisce diviene potenzialmente distruttiva per entrambi. Il punto di forza di Emigranti consiste nel costruire dei personaggi che pur diventando emblematici della condizione dell’emigrante nel novecento non si trasformano mai in simboli astratti, acquistando anzi una concretezza palpabile e immediatamente riconoscibile. La condizione dell’esule in Polonia ha una storia lunga e complessa (anzi la parola “Polonia” in polacco fa riferimento ad una comunità di polacchi all’estero) ed è profondamente radicato nell’immaginario della terra con l’emblema dell’aquila (coronata o meno). Quello di Aa e Xx è in realtà uno psicodramma in cui vengono sviscerate le prospettive interne ed esterne del legame con il proprio paese di origine e con le motivazioni a lasciarlo, senza dare risposte né speranze, ma aprendo forse un piccolo spiraglio. Anche se il testo affronta temi molto forti non bisogna dimenticare che Mrozek è anche un maestro dell’umorismo e sa stemperare le situazioni più drammatiche con leggerezza e ironia. Si ride a denti stretti non tanto per le battute quanto per la surrealtà della vicenda. La regia di Bruno Siciliano, com’è più che giusto nel caso di opere poco rappresentate, si attiene in modo molto ravvicinato alle copiose note di regia di Mrozek, concedendosi solo qualche piccola deviazione. La scenografia è volutamente minimalista. C’è solo l’indispensabile per una commedia che è soprattutto dell’anima.

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