Gran bella pagina di democrazia diretta, quella scritta venerdì pomeriggio a Gerace: sembrava di essere tornati indietro di 25 secoli e la Piazza delle Tre Chiese ha funzionato da perfetta agorà, nella quale cittadini, associazioni, sindacati, amministratori locali, docenti universitari hanno avviato il percorso per l’elaborazione dell’idea di Città Metropolitana che la Locride porterà ai tavoli decisionali.

Mimma Pacifici (CGIL), aprendo i lavori, e poi Pino Zito (UIL) e Domenico Serranò (CISL) hanno sottolineato l’importanza della Città Metropolitana come unica prospettiva che possiamo offrire ai nostri giovani per arrestare la terribile emorragia che sta desertificando il nostro territorio e come strumento per contrastare la progressiva spoliazione di funzioni, messa in atto non solo dalla regione ma anche da enti ministeriali. I laboratori metropolitani di partecipazione costituiscono, per come sono stati concepiti, un’esperienza unica in Italia, facendo diventare una volta tanto Reggio buona prassi per le altre realtà.

Pino Varacalli, sindaco di Gerace, ha evidenziato l’importanza delle aree omogenee ai fini della rappresentatività del futuro ente: tre macroaree alle quali devolvere funzioni e risorse, articolate a loro volta in una serie di aree sovracomunali che esprimano i futuri rappresentanti del consiglio metropolitano.

E l’evento di Gerace ha consentito di apprezzare un’università che esce dalla torre d’avorio e va sul territorio, seguendo l’insegnamento di Edoardo Mollica, come hanno evidenziato Lucia Della Spina e Francesco Calabrò (LaborEst), accompagnando gli attori locali nel loro sentiero di sviluppo.

Il Presidente del Parco Nazionale d’Aspromonte, Giuseppe Bombino ritorna su questa innovazione di processo: attraverso i laboratori di partecipazione è possibile risolvere la dicotomia città-campagna; è attraverso questo strumento che ogni parte del territorio può vedere valorizzate le proprie peculiarità, spesso mortificate, che in quanto elemento di attrattività diventano anche fattore di metropolizzazione. Quindi il Parco Nazionale, da qualcuno considerato un corpo estraneo rispetto alla città metropolitana, diventa valore aggiunto ed elemento caratterizzante.

A questo concetto si è collegato Giuseppe Strangio, a nome dei sindaci della Locride: Reggio può diventare la prima città metropolitana verde, le aree interne possono costituire una dotazione importante, ma lo statuto deve contenere norme coerenti con questi principi e prevedere regimi perequativi che arrestino l’esodo delle popolazioni: quindi lo statuto non può essere frutto dell’elaborazione di docenti universitari o di esperti in diritto amministrativo ma dovrà rispecchiare la volontà dei territori.

Anche Francesco Rigitano, del Forum del Terzo Settore, si è rifatto a questo concetto, declinandolo in termini di pari opportunità: non di genere ma riferite ai territori e alle fasce sociali, una città metropolitana a misura dei soggetti più deboli, ai quali rivolgere le docute attenzioni, anche in termini di risorse e servizi.

Enzo Tromba e Vanna Micalizzi, dell’Osservatorio Città Metropolitana “Edoardo Mollica” hanno posto l’accento sulle convenienze che dovrà generare e sull’efficienza del nuovo organismo: una città che funziona non lascia spazi per la corruzione né per la ‘ndrangheta.

Silvio Larosa, ex Presidente della Comunità Montana della Limina, ha sottolineato l’importanza che i territori sviluppino una propria idea di città metropolitana: è fondamentale che la Locride ripensi il proprio futuro, i servizi e le infrastrutture necessari per garantire l’uscita dalla crisi attuale.

Alberto Brugnano, già consigliere comunale di Locri ha apprezzato il metodo del confronto e della partecipazione: finalmente non si è assistito a inutile sfoggio di saperi accademici ma si è iniziato a entrare nel merito delle questioni concrete, come ad esempio sui meccanismi che garantiscano la rappresentanza, anche in virtù del potere di voto attribuito ai consiglieri, ponderato con la popolazione rappresentata.

Iaria, consigliere comunale di Condofuri ha sottolineato l’importanza, accanto alle aree interne, di prevedere un regime speciale anche per l’area a minoranza linguistica ellenofona.

Infine Massimo Ripepi, delegato per le Città Metropolitane della Commissione Riforme Istituzionali ANCI, ha evidenziato l’importanza della partecipazione: attraverso questo strumento elaboreremo il nostro statuto, non un semplice copia e incolla di statuti pensati per contesti diversi ma espressione di quel sistema di esigenze e di valori che già stasera ha cominciato a emergere. E sarà orgoglioso di veicolare un’esperienza unica come questa dei laboratori presso le altre città, perché una volta tanto abbiano da imparare da Reggio e non viceversa.

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