R. & P.

Si è svolta ieri, domenica 28 gennaio, la seconda escursione del Programma anno 2018 dell’Associazione Escursionistica Gente in Aspromonte.

Gli escursionisti, che con la prima uscita dell’anno avevano visitato il territorio di Solano camminando sui crinali del versante tirrenico del nostro Aspromonte, affacciati sullo stretto tra Scilla e Bagnara, questa volta si sono dati appuntamento sul versante ionico, per visitare una porzione del vasto e affascinante entroterra di Gerace, accolti da una tiepida giornata piena di sole.

L’anello di San Jeunio, a cavallo dei territori dei Comuni di Canolo e Gerace ha rappresentato il cuore dell’escursione, un sentiero piacevole e panoramico, valorizzato dall’Associazione e reso agevole grazie al fondamentale intervento di manutenzione leggera effettuato nei mesi scorsi da Calabria Verde.

Ecco uno stralcio della scheda di presentazione dell’escursione, pubblicata sul sito dell’Associazione www.genteinaspromonte.it qualche giorno prima dell’evento:

La splendida area demaniale di “Passo Ropolà” dove nel 1982 è stato impiantato un allevamento di volatili e successivamente adibito a  vivaio sperimentale di sughera: da qui ha inizio il percorso. Si segue la pista inizialmente asfaltata lambita da una fitta vegetazione di sughera. L’ambiente è gradevole e fin quando la vegetazione si mantiene fitta predomina la sughera ed il leccio, al diradarsi si ricopre di flora mediterranea molto rigogliosa.

Il percorso è agevole e si snoda sul ciglio della roccia di monte Campanaro, un colle alto 550 metri s.l.m., il panorama spazia sulla vallata della fiumara di Gerace, sul torrente San Paolo, su Antonimina con i maestosi torrioni di Monte Tre Pizzi. Giunti ad uno slargo si lascia la pista principale e si devia a destra su un sentiero  che si inoltra nella vegetazione tipica mediterranea (leccio, erica, corbezzolo, lentisco).

Si segue il sentiero per circa 10 minuti per poi immettersi sulla pista percorso in precedenza, fatti pochi passi si devia a sinistra su un labile sentiero che si inerpica per circa 100 metri; giunti alla sommità il sentiero è ora agevole lo si segue per  altri 10 minuti fino ad incrociare la ex S.S. 111, la si attraversa e ci si immette su una pista che sale dolcemente fino alla grotta di Santo Jeunio, vissuto intorno all’anno 1000 D.C., ed ancora oggi utilizzata saltuariamente come luogo di culto; si tratta di un romitorio rupestre del X secolo, un’angusta e sperduta cavità naturale che si apre sull’omonimo monte.

Qui stanziò colui che fu definito “l’Angelo dei Basiliani” per il fatto che riusciva comunque a trovare qualcosa da mangiare per i propri compagni. Infatti la grotta fu sede della laura eremitica dove il Santo condivise con altri monaci una vita di penitenza, preghiera e contemplazione.

Dopo una breve sosta per la visita della grotta si prosegue sulla pista sterrata fino alla cima del monte dove è possibile godere di un panorama semplicemente mozzafiato.

Gustato il panorama si torna sui propri passi fino ad un punto di sosta divelto dalle intemperie, qui si svolta a destra su un bel sentiero che anticamente, attraversando “Passo Zzita”, collegava Gerace a Cittanova.

Poco prima di arrivare alle abitazioni di “Passo Zzitasi” devia a destra, località “malacostera” seguendo il sentiero che circonvalla a mezzacosta il monte, dapprima ombroso per poi aprirsi con ampie vedute su Prestarona, sull’amba di Gerace fino alla costa.

Si prosegue sul sentiero aperto e a tratti sconnesso per effetto dell’erosione del terreno. Il panorama è stupendo e la maestosità delle rocce dona un senso di elevazione nel contrasto con l’azzurro del cielo aspromontano.

Il primo tratto del sentiero è svolto ad anello all’interno dei piani dell’area forestale di Ropolà, con ampia vista sulla vallata del Fiume San Paolo, sui crinali di Antonimina e sul piccolo borgo di San Nicola. Numerose le soste per ammirare il paesaggio lungo il percorso e non solo; in particolare da segnalare la sosta alla grotta naturale che è stata luogo di ritiro e di preghiera del Santo che dà il nome al Monte, vissuto intorno all’anno 1000 D.C., ed ancora oggi utilizzata saltuariamente come luogo di culto; incantevole poi, il panorama che si può godere dalla cima del Monte S. Jeiunio (647), sia verso la costa che verso l’Aspromonte. Dopo aver aggirato monte S. Jeiunio ci immettiamo su un vecchio sentiero che ci porta al punto di partenza.