DI GIANLUCA LONGO

(Basilica di Gerace – 9 gennaio 2021)

 Omelia di S.E. monsignor Francesco Oliva, Vescovo di Locri-Gerace

Carissimi fratelli e sorelle, caro Gianluca,

il Battesimo di Gesù conclude il tempo liturgico del Natale e ci manifesta il senso dell’Incarnazione, mostrandoci il Figlio di Dio che si fa uno di noi: scende nelle acque del Giordano, si mette in fila tra i peccatori e solidarizza con la nostra umanità. Il Padre riconosce in Lui il figlio: «Tu sei il Figlio mio, l’amato. In te ho posto il mio compiacimento» (Mc 1,11). Nel Figlio il Padre vede il suo volto umano e noi, in Lui ed attraverso di Lui, possiamo vedere il Padre e diventare “figli nel Figlio”.

Caro Gianluca, stai per ricevere il dono del diaconato nel giorno, in cui si manifesta la gloria della Trinità: il Figlio immerso nelle acque del Giordano, lo Spirito che si posa su di Lui, il Padre che lo riconosce come suo Figlio. E’ il Dio-Trinità di amore, che ti chiama a servire questa chiesa diocesana, a lavorare in questa terra, a condividere le sue fragilità e povertà, a donare speranza a chi è in difficoltà, ad essere apostolo del Signore. A te ed a tutti noi il profeta Isaia rivolge l’invito: “O voi tutti assetati, venite all’acqua” (Is 55,1). Venite, perchè il Signore vi attende, venite, perchè per voi è diventato uomo, venite, perchè si è caricato delle nostre debolezze ed infermità. Lo stesso profeta c’invita a cercare il Signore, mentre si fa trovare, ad invocarlo, mentre è vicino. Cercare il Signore ed invocarlo dà senso a tutta la nostra vita. Ma come possiamo cercarlo ed invocarlo? Seguendo le vie che Lui stesso ci indica. Una di queste è la via del servizio.

Col diaconato, che stai per ricevere, caro Gianluca, sei chiamato a cercare ed invocare il Signore attraverso il servizio della comunità, il servizio della Parola e della Carità in vista del presbiterato. E’ quel ministero che papa Francesco definisce “sacramento del servizio”, servizio di tutta la comunità, la chiesa, che si fa  “ospedale da campo”, nell’accogliere i poveri e gli ultimi, gli emarginati ed i senza tetto, i profughi ed i migranti, che si fa vicino a chi, deluso, rifiuta di aprirsi alla gioia. È un servizio che richiede di essere fatto con gioia e dedizione totale, perché è annuncio di Cristo e del suo Vangelo. Come ci ricorda San Paolo, “noi non annunciamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore: quanto a noi, siamo i vostri servitori a causa di Gesù” (2Cor 4, 5).

Come puoi immaginare, caro Gianluca, il servizio diaconale non sarà per te un tempo provvisorio, di passaggio, una prova che devi superare, ma un modo di essere che darà identità, sapore, colore a tutta la tua vita. Vivi questo servizio ed allenati in esso: ne gusterai la bellezza! Nel servizio e attraverso di esso sarai immagine del Cristo, servo del Padre e degli uomini. Sul servizio si gioca il tuo ministero. Eppure le tentazioni a riguardo non mancheranno. Penso a quella grave forma di deformazione, che può annidarsi in quanti hanno ricevuto il ministero sacro: il ritenersi superiori, il sentirsi possessori di una scienza che rende inattaccabili, pretendendo rispetto, riverenza e obbedienza cieca. A questa presunzione possono aggiungersi altri comportamenti non improntati a spirito di servizio, quali la saccenteria, l’arroganza, la prepotenza. Per non cadere in questa facile trappola, occorre considerarsi sempre un servo.

Chiediamo a Dio di darci una coscienza continua di questo nostro essere a servizio e di conservare sempre l’umiltà. Senza umiltà non saremo veri ministri. Nell’esame di coscienza interroghiamoci se ci stiamo comportando da servi, da “servi inutili” come dice il vangelo (Lc 17, 10), se facciamo più uso del grembiule che del piviale.

Oggi, caro Gianluca, con il diaconato il tuo essere battezzato, la tua vita cristiana assume l’abito del servizio. Come diacono sarai un apostolo e un servitore, pronto a dimenticare i tuoi impegni, a trascurare i tuoi orari, per aprire tempi e spazi ai fratelli. Servire per amore del Signore, senza stancarsi, dovrà essere il tuo stile, il tuo vero modo di essere suo discepolo. Per poter servire dovrai lasciarti afferrare dall’amore del Signore. E’ Lui che ti ha chiamato, perché ha posto in te il suo sguardo di predilezione. E’ Lui che ti ha chiamato nel contesto di una famiglia che genera alla vita ed alla fede. E’ la famiglia il primo grembo della tua vocazione. Vorrei tanto poter abbracciare la tua mamma, che ti ha accompagnato e condotto per mano e ti ha incoraggiato nei momenti tristi. Anche il tuo papà dal cielo condivide questa liturgia.

L’augurio che ti facciamo è che, attraverso il tuo servizio, tu possa dare testimonianza di un modo diverso di spendere la propria esistenza, quello più rispondente ai pensieri ed alle vie del Signore. In controtendenza rispetto al modo di pensare di questo mondo, perché, come dice il Signore: “i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie”.

Ti accogliamo come un dono bello per la nostra chiesa e per chi ti incontra: porta a tutti la gioia del Vangelo e sentirai il Vangelo. La chiesa, questa chiesa prega per te, perché sii fedele a questa vocazione. Ama con tutto te stesso questo popolo di Dio che abita questa terra di periferia. La chiesa che ti accoglie non ti chiede gesti eroici né l’eloquenza delle parole, ma l’umiltà del cuore, che rende i tuoi comportamenti ed il tuo stile gioiosi e semplici, lineari, sinceri e trasparenti. Non cedere mai alla tentazione della doppiezza e della falsità. Manifesta dinanzi a tutti che sei servo di Cristo e che sei rivestito della Sua carne di Servo. Come scrive San Paolo ai Corinti, “avendo questo ministero, secondo la misericordia che ci è stata accordata, non ci perdiamo d’animo” (2Cor 4, 1). Non perdersi d’animo, perché ci è stata usata misericordia! Lo dico a me e a tutti i sacerdoti e diaconi presenti. Teniamo ben presente che lo stile del servizio non riguarda solo chi è chiamato al diaconato, ma tutti i cristiani. Col battesimo entriamo in una profonda relazione con Gesù che ci chiede di vivere l’umiltà del servizio, senza risparmiarsi e senza andare alla ricerca del protagonismo, che non si addice ai servitori del Vangelo.

La vocazione è un seme che il Signore pone nel cuore dei suoi eletti, ma che ha bisogno di tanta cura e sollecitudine. Pertanto, permettetemi di ringraziare tutti coloro che hanno seguito ed hanno avuto cura del cammino vocazionale di Gianluca. Un grazie speciale ai sacerdoti che gli sono stati vicini ed a quanti ne hanno curato la formazione, al Rettore del Seminario Pio XI di Reggio Calabria ed a tutta la sua equipe. Un grazie ai formatori del nostro seminario diocesano. Grazie anche alla sua parrocchia e a tutte le parrocchie che accolgono con amore ogni germe di vocazione.

Caro Gianluca, ti auguro di continuare nel tuo cammino, senza perdere mai di vista l’essenziale: l’essenziale è Lui, il Signore dell’amore e della vita. Sia Lui luce sul tuo cammino. Maria Santissima, l’umile serva del Signore, assunta in cielo, ti aiuti a cogliere ogni giorno la bellezza del farsi servi gli uni degli altri. Amen.

monsignor Francesco Oliva, Vescovo di Locri-Gerace