COMUNICATO STAMPA FSI-USAE: Asp Reggio Calabria- situazione precaria erogazione dei servizi sanitari.

Siamo alla soglia di fine agosto, a ben sei mesi dal picco dell’emergenza Coronavirus, in piena fase 3, col rischio di nuovi focolai e ancora l’Asp di Reggio Calabria, nonostante gli sforzi profusi non è ancora riuscita ad organizzare un sistema che permetta in tempi rapidi di verificare agli Operatori Sanitari che ancora sono in attesa del tampone e ai pazienti che necessitano di ricovero, il proprio stato di salute in merito al Covid-19. A tale riguardo esprimiamo grande delusione e seria preoccupazione nel prendere atto che malgrado le numerose richieste avanzate sull’accreditamento del Laboratorio Analisi dell’Ospedale di Locri al fine di poter processare i tamponi e test sierologici abbattendo i lunghi tempi di attesa, i Laboratori di riferimento rimangono ancora a Reggio a 100 chilometri di distanza.
Intanto giungono a questa Organizzazione Sindacale voci su presunti ricoveri nelle unità di degenza di qualche paziente senza aver effettuato il tampone test Covid o in attesa dell’esito, contravvenendo a quanto deliberato ad aprile dalla Commissione Straordinaria “Piano Emergenza Sanitaria Covid19” proprio nel momento in cui è necessario non abbassare la guardia e intensificare le misure di sicurezza. A tale proposito, riteniamo accettabili ma non sufficienti le nuove misure restrittive emanate dalla Direzione Sanitaria Ospedaliera di Locri ed il tentativo di avvio di un nuovo modello organizzativo per limitare la presenza di familiari ed accompagnatori dei pazienti all’interno del Presidio Ospedaliero al fine di garantire l’incolumità degli operatori in servizio e dei cittadini-utenti medesimi. Oltre a modificare l’assetto organizzativo all’esterno del Presidio Ospedaliero serve l’applicazione omogenea in tutti i servizi dei protocolli anti contagio indicati dalle disposizioni di legge emanate dagli organismi preposti e fin qui mai attuati e serve l’immediata ripresa delle visite specialistiche ambulatoriali non urgenti; non è tollerabile che ancora sia negata la possibilità di effettuare le visite ambulatoriali costringendo i cittadini a rivolgersi presso gli studi privati e/o accreditati.
L’emergenza sanitaria Covid-19 non deve distogliere l’attenzione dalle ataviche criticità che mettono in discussione il diritto alla salute dei cittadini, che la FSI-USAE ha sempre denunciato, individuando le cause e le soluzioni percorribili, primo fra tutti la grave carenza di personale che oggi più che mai si cerca di affrontare con soluzioni tampone, con assunzioni a tempo determinato di personale che spesso rinuncia all’incarico per l’assenza di condizioni favorevoli e la mancanza di incentivi economici come nel caso degli incarichi provvisori di sostituzione del personale medico convenzionato assunto nei Pronto Soccorso. Oltre alla necessità di incrementare il personale, non solo medico ma anche infermieristico, tecnico sanitario, di supporto (OSS), posto che in tutti i servizi l’organico è sottodimensionato, risulta indispensabile decongestionare i Pronto Soccorso delle Strutture Ospedaliere costruendo un filtro a monte che faccia recare i cittadini-utenti solo quando necessitano realmente di prestazioni ospedaliere eliminando le prestazioni inutili, evitando disagi ai cittadini, tutelandoli adeguatamente rendendo disponibili i posti letto per i pazienti acuti. La FSI-USAE ha sempre indicato come soluzione quella di potenziare la rete territoriale rafforzandola attraverso l’implementazione di risorse umane strumentali e tecnologiche, avviando le famigerate Case della Salute, ne è dimostrazione plastica quella di Siderno (ex Ospedale) dove, nonostante le risorse stanziate e gli interventi strutturali effettuati ancora non è in funzione. Ovviamente il cittadino non trovando risposte ai propri bisogni di salute sul territorio gioco forza si reca in ospedale che risulta l’unica risorsa.
Serve un vero progetto di riordino delle strutture che metta al centro i reali problemi attivando la medicina sul territorio, la lungodegenza, la riabilitazione e la prevenzione che è ancora allo stato embrionale; non è tollerabile che le cittadine del territorio della locride per fare una mammografia devono rivolgersi alle strutture private perché l’Ospedale non riesce a garantire tale servizio e per fare un’ ecografia nella predetta struttura serve un miracolo!!!
Non è pensabile che a distanza di un anno dalla delibera n.462 da parte della Struttura Commissariale che ha disposto di fatto la chiusura “provvisoria” della SOC di Ortopedia e Traumatologia dell’Ospedale di Locri privando questo territorio di una branca basilare ad oggi nessuno è riuscito a risolvere tale situazione, il reparto funziona con attività ridotta, non a regime h 24 con i suoi 20 posti letto, tuttavia, grazie al senso di appartenenza e abnegazione dell’esiguo personale rimasto in servizio si riesce ancora a dare risposte all’utenza, se pur parziali.
Intanto l’Asp procede con l’attribuzione di incarichi dirigenziali provvisori dei responsabili delle strutture complesse e qualche struttura semplice (art.22 ex art.18), mentre con le procedure concorsuali per la nomina e assegnazione definitiva dei primari si va a rilento; non si emana alcun nuovo avviso per l’assegnazione degli incarichi di dipartimento tale da garantire alla selezione il maggior numero di professionisti, nessun avvio di selezione per le funzioni di coordinamento. Non si danno segnali concreti di discontinuità col passato, si continuano a mantenere situazioni illegittime garantendo incarichi dirigenziali anche a qualche dirigente sindacale, in spregio alla normativa vigente, nonostante le reiterate segnalazioni. Si aggiunga inoltre l’improprio utilizzo delle risorse umane, in un momento di grave carenza di organico in cui servirebbe dare ossigeno a chi lavora con gli ammalati ricoverati con carichi di lavoro eccessivi soprattutto per fronteggiare l’emergenza sanitaria estiva oltre a quella legata al Covid-19, si relegano medici e infermieri anche in assenza di limitazioni, a svolgere funzioni amministrative, distraendoli dai propri compiti d’istituto per i quali sono stati assunti.
Le criticità che indeboliscono l’Asp di Reggio Calabria non sono un male incurabile e si potranno superare solo se prevarrà il coraggio di affrontarne le contraddizioni con fermezza. Non si tratta di richiamare generiche responsabilità politiche, professionali o manageriali, ma di rimettere in sesto e far ripartire un’Azienda alla deriva sovvertendo un sistema che per troppo tempo ha inciso negativamente sulla quantità e qualità dei servizi erogati con l’incontrovertibile constatazione che a pagarne le conseguenze sono gli utenti ai quale viene negato il diritto alle cure e quei Lavoratori che in maniera attenta e scrupolosa, svolgendo anche mansioni che non rientrano nelle proprie competenze, riescono a colmare i vuoti di un sistema ancora precario e carente in ordine ai bisogni reali di salute del territorio.

Il Segretario Territoriale
*Emanuela Barbuto