ROMA Il decreto milleproroghe, che taglia circa 100 milioni di euro destinati alle periferie calabresi, ha ottenuto la fiducia della Camera con 329 voti a favore, 220 contrari e quattro astenuti. Si tratta della prima fiducia ottenuta dal governo Conte.

Il Milleproroghe prevede il taglio di oltre un milione di finanziamenti del bando periferie. La Calabria perderebbe circa 100 milioni:  58 per le periferie di Reggio Calabria, 6 per quelle di Vibo Valentia, 17 per quelle di Cosenza e Catanzaro e oltre 3 e mezzo per quelle di Crotone.
Nel decreto è inoltre rispuntata l’autocertificazione per l’ammissione a scuola dei bambini. Resta quindi l’obbligo vaccinale in linea di principio, ma con la possibilità di autocertificarsi sarà evidentemente più semplice eludere l’obbligo.

IL PD E VISCOMI Nei giorni scorsi il gruppo del Pd calabrese alla Camera aveva protestato vivacemente contro la misura, considerata un vero e proprio «scippo» ai danni della regione.
Il deputato dem Antonio Viscomi, sul suo profilo Facebook, ha spiegato i motivi per i quali non ha votato la fiducia: «Ho appena votato no alla richiesta di fiducia che il governo ha posto sul decreto chiamato “milleproroghe”. Al di là del dato politico connesso alla questione di fiducia, e quindi al ruolo di opposizione svolto ora dal Partito democratico, credo sia impossibile dare una valutazione positiva di questo decreto, per almeno due motivi. Il primo e più importante è relativo alla questione dei vaccini. È veramente assurdo porre a rischio la salute dei bambini più deboli, cioè dei bambini che non possono vaccinarsi per particolari condizioni di salute e che per questa ragione sono costretti a stare lontano e non possono entrare nella stessa classe dove invece sono presenti bambini che i genitori non vogliono vaccinare. Il diritto alla salute per me è da mettere al primo posto, sempre, comunque e per chiunque. E non è poi possibile pensare di scaricare tutti i problemi del controllo e delle responsabilità conseguenti addosso agli operatori scolastici, ai quali si chiede ora di controllare che quanto scritto nelle autocertificazioni dei genitori sia corrispondente al vero. Ero presente ai lavori in Commissione quando medici, associazioni, ricercatori, dirigenti scolastici, hanno – tutti all’unisono – “implorato” (proprio così è scritto nei resoconti parlamentari) di non modificare la legge Lorenzin sulla base della quale oggi entra in classe solo chi è vaccinato e i certificati sanitari devono essere presentati a scuola entro il 10 luglio. Per la verità, In tarda serata, in commissione, avevamo convinto la maggioranza; quella stessa maggioranza che però il giorno dopo ha cambiato di nuovo idea ed è ritornata sui suoi passi consentendo ancora la sola autocertificazione dell’avventura vaccinazione con tutto quello che ne consegue».
«C’è poi – aggiunge Viscomi – un secondo motivo. Non credo sia possibile apprezzare un decreto che toglie ai comuni i soldi già assegnati per intervenire sulle periferie, interrompendo non solo attività già avviate sul piano procedurale, ma anche processi di partecipazione sociale e istituzionale sui territori in grado di innalzare il livello di ciò che più serve alla Calabria: cioè quella merce preziosa che si chiama “capitale sociale”. Per questo, e per chiedere garanzie sulle risorse già assegnate ai comuni di Catanzaro, Vibo, Reggio Calabria e della città metropolitana di Reggio Calabria, ho presentato un ordine del giorno».

VISCOMI: «LA LOTTA AI CLAN PASSA ANCHE DAL SOSTEGNO ALLE PERIFERIE» «Con l’ordine del giorno 131 intendo chiedere al governo di assumere formalmente l’impegno di erogare l’intero importo per il finanziamento dei progetti relativi al bando periferie dei comuni di Catanzaro, Vibo Valentia, Reggio Calabria e del progetto unitario ed integrato relativo alla Città metropolitana di Reggio Calabria». Si legge nell’ordine del giorno presentato dal deputato dem Antonio Viscomi. «Non ne avrei bisogno – aggiunge –  se avessi di fronte un governo capace di usare parole chiare e di mantenere gli impegni assunti. Invece, siamo di fronte ad un governo che promette benefici futuri nello stesso momento in cui oggi, oggi stesso, impone di togliere dai bilanci comunali delle poste attive, trascurando di considerare che il principio “pacta sunt servanda” non è un antico brocardo latino, ma – come ogni avvocato sa, sia esso del popolo o delle autostrade – è anche fonte di responsabilità per il mancato adempimento». «Lo stesso governo – afferma ancora Viscomi – assicura però che quei finanziamenti saranno restituiti, ma soltanto ai Comuni con progetti già esecutivi. E gli altri? E tutti quelli che sono in stato di progettazione definitiva? Che hanno affidato incarichi di studio e progettazione confidando nelle risorse che erano state assegnate? Confidando sul fatto che pacta sunt servanda vincola anche il governo nel rapporto con gli enti locali?».
«In verità, più forte l’impressione che dietro la contorsione politica e giuridica di approvare oggi un decreto che toglie a tutti per ridare domani ma non a tutti – si legge ancora nel documento presentato da Viscomi – vi sia una precisa strategia di sottrarre risorse ai Comuni meridionali per redistribuirli su altri fronti. È una vecchia strategia quella di invocare ed applicare regole uguali per situazioni diseguali, ma è una strategia che deve essere denunciata in modo chiaro: il meridione non rientra nell’orizzonte di questo governo se non come bacino elettorale. I comuni, tutti i comuni, hanno il diritto di portare a compimento il percorso progettuale connesso al bando periferie. E non solo per motivi di carattere giuridico, quanto piuttosto perché quel bando ha un valore politico che il definanziamento da voi oggi votato non può nascondere».
«Dove voi avete letto comuni – sottolinea ancora il deputato dem – noi abbiamo visto comunità, fragili friabili frammentate frantumate da un disagio profondo che chiede di essere compreso nelle sue radici, accolto nel suo manifestarsi, accompagnato nella sua trasformazione; dove voi avete letto risorse finanziarie non abbiamo letto capitale sociale, che si radica in relazioni di fiducia anche tra le istituzioni e tra i cittadini e le istituzioni, proprio quelle relazioni di fiducia che voi avete brutalmente interrotto con il vostro intervento; dove voi avete letto appalti noi abbiamo letto reti, connessioni, snodi, luoghi di incontro e socializzazione tra i molti centri di città policentriche, tra cittadini, associazioni, movimenti».
«È questa l’anima autentica del bando periferie – afferma Viscomi – che non a caso ha dato origine alla formulazione di suggestivi titoli dei progetti presentati: questo vale per il progetto del Comune di Catanzaro che vuole ridare nuova centralità a periferie difficili e prive di strutture di socializzazione, vale per il progetto di Vibo Valentia che auspica addirittura fin dal titolo la possibilità che in periferie, in quella periferia, si possa vivere insieme, vale per il progetto di Reggio Calabria, che intende ridare vita sociale e comunitaria alla cinta periferica collinare. Vale anche, e soprattutto, per il progetto unitario della città metropolitana di Reggio Calabria che mette insieme più di quaranta comuni in una progettazione integrata e unitaria. Questo è veramente un punto significativo: lavorare insieme, per un progetto comune, superando la frammentazione istituzionale, riconquistando la fiducia tra le istituzioni ed i cittadini, è ciò di cui ha bisogno questo paese e la Calabria in particolare. Ed il progetto della Città metropolitana a questo era destinato. Ecco, comunità, capitale sociale, reti di relazioni: questi sono i veri obiettivi del bando periferie; costruire una architettura della vita associata».
«Lo dica, signor presidente, al ministro Salvini – conclude il deputato dem – che la lotta alla criminalità organizzata in Calabria non si fa sui giornali o i social, o con viaggi estivi, non si misura dal numero di like o di condivisioni. La lotta alla’ ndrangheta passa anche e soprattutto recuperando il rapporto con le periferie e con la gente che di quelle periferie vive il disagio, l’abbandono, le crisi, ma che non deve essere lasciata solo nell’azione di riscatto. A San Luca, signor presidente, come dovunque, un campo di calcio non è solo un campo di calcio: è il luogo di una socialità possibile, è un sogno che diventa segno, e per questo è il vero avamposto contro la criminalità organizzata».