“Il porto di Gioia Tauro non è un ring sul quale inscenare regolamenti di conti personali. È una delle infrastrutture più strategiche d’Europa e va tutelata con una visione chiara e condivisa di sviluppo”.

Parole nette quelle del sindaco metropolitano di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, che interviene con forza nel dibattito sull’assetto e la governance dell’hub portuale calabrese.

Il primo cittadino lancia un appello alla responsabilità delle istituzioni, esprimendo pieno sostegno al lavoro svolto dal presidente dell’Autorità Portuale, Andrea Agostinelli, e criticando duramente l’uso “strumentale e personalistico” del porto da parte di alcuni soggetti politici: “È assurdo – ha dichiarato – che uno snodo fondamentale per l’economia calabrese venga utilizzato per beghe di piccolo cabotaggio, del tutto scollegate dall’interesse generale”.

Falcomatà ha sottolineato come, negli ultimi anni, il porto abbia conosciuto una fase di crescita e innovazione, che rischia però di essere vanificata da conflitti istituzionali e dalla mancanza di una programmazione condivisa.

Nel mirino del sindaco metropolitano c’è la Regione Calabria, accusata di non aver ancora trasferito le funzioni necessarie alla Città Metropolitana per poter operare come Ente di programmazione strategica. “Questo ritardo – ha spiegato – impedisce lo sviluppo di un sistema di trasporto pubblico collegato all’area portuale, ostacola la mobilità dei lavoratori e frena la creazione di quell’indotto economico e occupazionale che il porto potrebbe generare sul territorio”.

Critiche anche all’assenza dell’ente regionale dalle dinamiche legate al retroporto, “da troppo tempo abbandonato” – ha sottolineato – e alla carenza di risorse da parte dello Stato e della Regione nei confronti della Città Metropolitana.

“Ho ascoltato in queste settimane molte voci degli operatori portuali – ha aggiunto Falcomatà – e credo sia arrivato il momento di tornare a parlare di una vera programmazione, che coinvolga anche la comunità della Piana di Gioia Tauro e i suoi Comuni, partendo da infrastrutture come le vecchie linee taurensi”.

Il messaggio finale è chiaro: il porto di Gioia Tauro non può diventare teatro di scontri personali. Serve concretezza, cooperazione tra istituzioni e una strategia a lungo termine per trasformare l’infrastruttura in un vero motore di sviluppo per l’intero Mezzogiorno.

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