Dalla casa dei nonni, su a Motta Siderone, attraverso i pampini della vite e le pitte dei fichi d’India, vedo Siderno Marina e più in là Locri e poi la cornice calma ed accogliente del mare. Tutto da qui, la vegetazione, le case, il mare, appare bello ed in armonia.
Poi prendi la macchina e ti sposti alla Marina e la percezione idilliaca svanisce quasi subito.

La sporcizia lungo il ciglio delle strade, gli scheletri degli eucalipti abbrustoliti, magari per una sigaretta gettata per incuria fuori dal finestrino, molte case abbandonate e diroccate del vecchio borgo sulla collina tolgono l’incanto e lasciano, pur se per poco, solo la speranza che almeno giù nel centro marino, con villeggianti e molti negozi, la situazione possa cambiare. Presto invece il degrado e la sporcizia ti schiaffeggia con brutalità. Lungo il viale principale le aiuole sono deturpate da immondizia puzzolente e scarichi di ogni genere. Dopo questo percorso triste e deprimente cerchi di rifarti gli occhi passando sotto il verde tunnel di ficus e finalmente arrivi al mare. Il mare, chiaro e trasparente, ti invita a tuffarti e per apprezzarne ancora di più la trasparenza ti infili la maschera e qui, però, ricevi il colpo di grazia: sul fondo vedo sacchetti di plastica numerosi e sfacciati, in sospensione nubi di pezzetti di plastica fluttuanti, percorsi e schivati da rari pesci smarriti. Non posso credere a quello che sto vedendo, non avevo mai visto prima questo mare in questo stato. Vorrei non aver visto quello ho visto. Le immagini spesso trasmesse dalla televisione a rappresentare l’inquinamento marino è ora sotto i miei occhi. Il mare di Calabria, che ho sempre decantato e promosso anche ai nordici più scettici, per bellezza e purezza, è ormai decaduto, scaduto a livello di tanti altri tristi mari inquinati e questo proprio nell’anno in cui, ironia della sorte, Siderno si è aggiudicata la bandiera blu.
Indugio esplorando un po’ più in là, nella speranza che quello sia un punto sfortunato, ma la realtà mi strappa ogni pur piccola illusione.
Un nodo sale alla gola, un nodo di sgomento e rabbia, di sgomento perché so quanti anni, decenni ci vogliono a recuperare quella situazione e di rabbia perché era prevedibile che prima o poi il degrado cittadino avrebbe fatto scempio anche del mare.
Mentre la sporcizia lungo le strade, in periferia o nel centro cittadino, può essere risolta con relativa facilità, purché ci sia la volontà forte e chiara di volerla risolvere, il problema è, nel caso, far crescere nei cittadini la cultura ed il senso civico perché non possa accadere di nuovo, l’inquinamento del mare è invece, notoriamente, una questione ben più complessa e lunga.
Ma uomo perché non riesci a superare i miseri interessi del singolo e, con visione alta e nobile, non ti fai portavoce di una riscossa in nome del bene dei tuoi figli e della tua Calabria?
Ho sempre pensato che la Calabria fosse ricca di bellezze mal espresse e poco note e che quindi a breve, molto a breve, poteva aver inizio finalmente, dopo la Puglia e la Basilicata stessa, il suo rilancio.
Ma se questo processo virtuoso tarda ancora ad attivarsi, credo e temo che il degrado diventi cosi strutturale e irreversibile, da impedire qualsiasi pur velleitario tentativo di recupero.
La gestione della res publica, che attiene per definizione alla politica, anche al Nord ha ovviamente le sue pecche, ma lì, penso ad es. a Brescia dove opero ormai da più di quindici anni, può contare sul supporto, forte e determinante, delle diverse istituzioni, come le Associazioni Industriali e la Camera di Commercio, che svolgono, su un perimetro di Provincia o nel caso di Regione, un ruolo di stimolo e, a volte, di contraltare alla politica. Tra l’altro questo approccio ampio e di sistema risulta determinante e indispensabile su temi articolati e complessi come quelli della sostenibilità. La differenza non la fa più la città da sola, pur se virtuosa, ma il territorio nel suo insieme, in grado di coinvolgere cluster o filiere.
Se qui in Calabria tali associazioni sono notoriamente più deboli, ritengo, se mi è permesso, che una soluzione potrebbe essere di seguire un approccio ancora più allargato e ancor più di sistema, in grado ad es. di coinvolgere, in decisa logica di rete, anche le associazioni di categoria professionali, che, animati dal semplice desiderio di dare un contributo alla collettività, riescano ad esprimere proposte e suggerimenti innovativi, che prevedano rapporti anche tra regioni e/o internazionali, in sintesi contribuire a far crescere e stimolare il tessuto politico del territorio. Con territorio, ripeto, che, se si vuole affrontare temi difficili come quelli della gestione dei rifiuti e dell’inquinamento, occorre intendere un bacino il più ampio possibile, che abbracci almeno più Comuni, meglio ancora la Provincia, nel caso la Regione e sempre avvalendosi di collaborazioni autorevoli, ad es con centri di ricerca o poli tecnologici, e comunque meglio se esterne o addirittura straniere.
Le collaborazioni esterne favoriscono la creatività e, cosa non marginale, possono diventare il primo sponsor pubblicitario.
Pensiamo ad es. all’effetto dirompente che avrebbe avviare progetti di green economy in grado, grazie a collaborazioni esterne, di attirare capitali stranieri o almeno di industriali del nord.
La green economy, grazie alla vastità delle sue molteplici applicazioni e grazie anche ai numerosi fondi europei attesi nel prossimo futuro a seguito dell’accordo sul Recovery Fund potrebbe costituire il tema principale su cui basare il processo di cambiamento. A tale scopo potrebbe risultare particolarmente strategico ed efficace dotarsi di un Polo Tecnologico a capitale pubblico e privato (chi scrive gestisce quello di Brescia), che avendo per missione proprio la ricerca applicata e il trasferimento tecnologico tramite collaborazioni e accordi di rete, potrebbe essere lo strumento valido per svolgere il ruolo di cerniera tra le istituzioni, le realtà locali e i partner esterni e poter così innescare il circolo virtuoso del cambiamento.
L’ approccio internazionale che, grazie alla sua esperienza a Ginevra, sta seguendo il nuovo gestore del lido YMCA, Mario Trichilo (non credo siamo parenti o almeno non parenti diretti), partecipando e vincendo bandi europei per favorire lo scambio culturale tra giovani, conferma che l’apertura e il coinvolgimento anche di partner esterni è la strada giusta e che questa, oltre che possibile, è vincente.
Anche il messaggio per gli auguri di Ferragosto inviatoci dal “poeta” Martino Ricupero, con cui inneggia ad un “nocchiero” che sappia guidare il cambiamento, conferma che il pensiero di riscossa è forte e sentito.
Le persone illuminate, che in questi anni ho avuto il piacere e l’onore di conoscere qui a Siderno, la loro capacità di elaborare una visione moderna di sviluppo e i progetti conseguenti, rafforzano la mia convinzione che tutto è ancora possibile, ma che ora, ora, non domani occorre passare alla propositivita’ attiva, all’impegno deciso e coerente.
Calabria nostra, se concedete anche a me di dire “nostra”, vogliamo che tu ti scuota di dosso anni di paure e di passiva negatività e che tu riesca, finalmente come meriti, a far apprezzare le tue bellezze e virtù e a farti così amare da tutti, che siano o no figli tuoi.

Siderno Superiore, 18 Agosto 2020 Riccardo Trichilo

Nella foto sotto l’ingegner Riccardo Trichilo, già direttore della divisione armi di Beretta, attuale presidente del CSMT, il Centro servizi multisettoriale e tecnologico di Brescia.
68 anni, laurea in ingegneria, toscano ma con origini sidernesi e spesso ospite in estate della nostra città, a Brescia Riccardo Trichilo è anche presidente di AQM.