È di Siderno il giovane infermiere professionale del 118 che lunedì ha evitato una strage dopo la fuga di gas in un albergo sulla via Aurelia a Roma che ha portato all’evacuazione di 96 persone.

DICHIARAZIONE PUBBLICA

Mi chiamo Danilo Lizzi e sono l’infermiere dell’ARES 118 che è intervenuto la notte scorsa presso l’Hotel Raganelli.

Scrivo questa nota formale per esprimere alcune precisazioni doverose e rivolgere i miei più sentiti ringraziamenti a chi ha reso possibile un intervento che ha permesso di evitare una tragedia.

Innanzitutto, il ringraziamento più importante va alla dottoressa De Vito, figura centrale per l’ARES 118. È grazie alla sua lungimiranza se i nostri equipaggi sono dotati di sensori di monossido di carbonio. Senza questi dispositivi – essenziali perché il monossido è un “killer inodore” – non avremmo avuto alcun campanello d’allarme né la possibilità di capire tempestivamente il pericolo.

Quando siamo arrivati in albergo, mi sono diretto subito verso la stanza in cui ci avevano segnalato la bambina che aveva avuto una sincope con possibile trauma cranico. Lì i genitori mi hanno spiegato che la bambina si era sentita male, ma che erano stati in piedi dall’alba per andare al concerto di Ultimo a Roma. Una giornata intensa, ore sotto il sole, poi la pioggia, tanta stanchezza: una situazione che poteva giustificare un malore.

Ho consigliato comunque di accompagnare la bambina in ospedale per una valutazione più approfondita. Tuttavia la famiglia era in difficoltà perché non voleva dividersi, avendo tre bambini piccoli e una sola auto.

Siamo quindi saliti in ambulanza per preparare il trasferimento. Mentre stavamo per partire, però, ho chiesto alla signora di aspettare un attimo perché non ero convinto della situazione. Avevo il rilevatore di monossido che aveva suonato e, nonostante mi avessero parlato di un possibile guasto elettrico in hotel che avrebbe potuto interferire con i dispositivi elettronici e quindi giustificare quel suono, la situazione non mi convinceva.

Ho informato immediatamente la centrale operativa ARES 118 di quanto stava accadendo, segnalando la lettura del sensore e la mia preoccupazione. La centrale, con grande professionalità, mi ha dato pieno supporto e mi ha chiesto se volessi già attivare i Vigili del Fuoco. Ho preferito però evitare falsi allarmi e ho chiesto di poter fare prima un’ulteriore prova.

Insieme al mio autista-soccorritore Marco Trinca, ho deciso di fare aprire tutte le finestre della hall dell’albergo, in modo da far defluire un’eventuale concentrazione di gas. Dopo circa 10 minuti ho chiesto a Marco di entrare con il rilevatore: il sensore non suonava più. Questo significava che l’aria si era “ripulita” grazie alla ventilazione.

A quel punto ho preso io stesso il rilevatore e mi sono diretto verso le camere. Appena mi avvicinavo alle stanze il sensore ricominciava a segnalare la presenza di monossido. Ho chiesto al padre della bambina di aprire la finestra della loro stanza e ho fatto la prova con il rilevatore: con la mano fuori dalla finestra non suonava più, dentro la stanza tornava a suonare. Lì ho avuto la certezza che la situazione fosse grave.

Proprio in quel momento sono stati gli stessi ospiti dell’hotel ad avvisarci che un’altra persona aveva avuro una sincope. Ho immediatamente allertato la centrale per attivare la procedura di maxiemergenza e richiesto il supporto dei Vigili del Fuoco, mentre mi attivavo per dare l’allarme generale.

Un ringraziamento speciale e personale va al mio collega Marco Trinca, che si è coordinato con me in maniera impeccabile, spesso senza nemmeno bisogno di parole. Gli ho affidato il compito di mettere in sicurezza all’esterno dell’albergo tutte le persone evacuate, predisponendo sedie e ricoveri di fortuna, mentre io mi occupavo di percorrere cinque piani a piedi, stanza per stanza, chiamando in italiano e inglese per raggiungere anche i turisti stranieri.

Siamo riusciti, in due, nell’arco di circa 30 minuti, a far evacuare 96 persone. I Vigili del Fuoco, giunti poco dopo, hanno trovato la struttura ormai svuotata, salvo una stanza con due ospiti che stavano già scendendo.

Non nego che il mio comportamento sia stato, sotto certi aspetti, rischioso. Ho respirato monossido di carbonio per oltre mezz’ora e ho riportato un’intossicazione che mi ha costretto alle cure ospedaliere. Ma non avrei potuto comportarmi diversamente. Non riuscivo a rimanere fermo sapendo di poter evitare il peggio.

Desidero ringraziare la Centrale Operativa ARES 118 per la disponibilità e l’attenzione costante verso la nostra sicurezza. Voglio dire grazie all’intera ARES 118 per la formazione ricevuta, che ci ha permesso di affrontare anche un evento così complesso e inusuale in modo ordinato e lineare.

Inoltre, sicuramente un grande aiuto lo devo all’esperienza che ho avuto sia quando lavoravo al 118 di Latina, sia nell’esperienza come infermiere di anestesia in Valtellina, presso Chiavenna, Sondrio e Sondalo, e ancora a Villafranca di Verona. E non posso dimenticare l’esperienza al Covid Hospital di Trecenta. In tutti questi posti ho lasciato un pezzo di me, ma soprattutto ho appreso qualcosa che porto sempre con me.

Grazie anche al Dr. Casolaro che mi ha accolto subito con grande umiltà ed infine ai miei colleghi della postazione Nuova Regina Margherita e Vittor Pisani, in particolare al coordinatore Franco Mosini, che mi hanno accolto sin dal mio arrivo (primo giugno) facendomi sentire parte della squadra, e formandomi in modo impeccabile.

Non dimentico, infine, le mie radici. Sono ancora in aspettativa dall’ospedale di Locri, in Calabria. Molta della mia formazione sanitaria è nata lì, in un territorio spesso denigrato, ma che mi ha insegnato come con meno risorse si possa fare ancora di più.

Quella notte è stata particolarmente impegnativa: io e Marco avevamo iniziato il servizio alle 17:30 – per dare supporto sanitario al concerto di Ultimo – e concluso dopo l’una, con in mezzo diversi interventi. L’allarme in hotel è arrivato alle 3 di notte, quando già la stanchezza era forte e avrebbe potuto compromettere lucidità e prontezza.

Questa è la mia versione dei fatti. Voglio ribadire con forza che non sono un eroe, ma uno dei tanti operatori che fanno questo lavoro ogni giorno con dedizione. Sono convinto che qualsiasi mio collega avrebbe agito nello stesso identico modo.

Infine, il grazie più grande va alle famiglie che ci hanno espresso la loro riconoscenza, con le lacrime agli occhi. Non esiste onorificenza più grande di questa.

Grazie di cuore a tutti.

Danilo Lizzi

Infermiere ARES 118

fonte e foto profilo fb Danilo Lizzi