Nel giorno in cui il mondo dà l’ultimo saluto a Papa Francesco, le preghiere dei fedeli si intrecciano con le speranze per il futuro della Chiesa. Tra i nomi che emergono con forza e passione c’è quello di don Domenico Battaglia, per tutti don Mimmo, originario della Calabria e oggi arcivescovo di Napoli. Un uomo del Sud, figlio della terra di San Francesco di Paola, che ha fatto della semplicità e della vicinanza agli ultimi il tratto distintivo della sua missione pastorale.

Pensare che don Mimmo possa diventare il prossimo Papa non è solo un auspicio affettuoso, ma una possibilità concreta che porta con sé un messaggio dirompente: un Papa calabrese. Sarebbe la prima volta nella storia della Chiesa. Un segnale potente di attenzione verso una terra spesso dimenticata, ma ricca di spiritualità, sacrifici silenziosi e fede profonda.

Don Mimmo è un vescovo che ha scelto di camminare accanto alla gente. In Calabria prima, a Napoli poi, ha mostrato il volto di una Chiesa povera tra i poveri, capace di abbracciare le ferite del nostro tempo. Le sue parole sono semplici, vere, cariche di compassione e di forza evangelica. Non cerca la ribalta, ma la sostanza. Non ama i palazzi, ma le periferie. Ed è proprio per questo che oggi, più che mai, la sua figura appare luminosa.

Un Papa calabrese sarebbe un abbraccio d’amore per tutto il Sud, una carezza a una terra che chiede riscatto e speranza, ma anche un messaggio al mondo intero: la Chiesa non dimentica le sue radici, e sa riconoscere la santità quotidiana che nasce tra i vicoli, nelle famiglie umili, nei volti segnati dalla sofferenza.

Sarebbe un segno rivoluzionario. E anche profondamente evangelico. Perché, come ci ha insegnato Papa Francesco, è dalle periferie che può nascere una nuova primavera della fede.

Speriamo. Con il cuore. Con l’anima. Da calabresi.

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