Hanno attestato di dover assistere la madre, loro convivente, ma per gli inquirenti non sarebbe stato così. Per questo due dipendenti pubbliche, un’infermiera professionale che lavora all’Asp di Catanzaro e una docente di un istituto scolastico, si sono viste notificare rispettivamente un avviso di conclusione delle indagini preliminari, con l’accusa, a vario titolo, di truffa aggravata commessa ai danni dell’amministrazione a cui appartengono.
Le indagini, condotte dalle Fiamme Gialle di Lamezia Terme hanno consentito nel primo caso di accertare che l’operatrice sanitaria abbia chiesto ed ottenuto un congedo straordinario retribuito necessario per prendersi cura dalla mamma, affetta da un grave handicap.
Successivi riscontri investigativi hanno portato invece a far ritenere che durante questo periodo la donna si sia assentata dal lavoro per ragioni del tutto estranee all’assistenza del familiare e, in un caso, anche per concedersi una vacanza, in crociera.
Secondo le stime dei finanzieri, l’infermiera, così facendo, avrebbe quindi ottenuto un profitto indebito, di poco meno di 1300 euro, in pratica l’importo delle retribuzioni percepite nel periodo.
Nel secondo caso, le indagini svolte questa volta dai militari di Lamezia Terme, hanno riguardato la docente che secondo gli investigatori, dopo aver ottenuto il permesso retribuito per assistere anche lei la mamma anziana, di fatto, in un arco temporale di circa otto mesi, sarebbe stata per quasi sei mesi fuori dalla Calabria, dove avrebbe dovuto invece restare per assicurare l’aiuto alla familiare.
Una condotta che le avrebbe fatto incassare ingiustamente oltre 16mila euro: somma corrispondente alle retribuzioni percepite indebitamente durante quel periodo e che la Procura cittadina ha chiesto ed ottenuto dal Gip che venisse sequestrata.
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